Giglio Porto- Sin dal 14 gennaio scorso, Farevelanet si era chiesta come fosse stato possibile che una nave di 290 metri di lunghezza e 8,2 metri di pescaggio avesse potuto colpire una secca nota a tutti, e vicinissima a terra, all’isola del Giglio. Sulla base dei fatti noti a quel momento, avevamo formulato delle ipotesi, con dei semplici esercizi di navigazione, che ora trovano conferma nei verbali degli interrogatori successivi al fatto, resi noti dalla magistratura e pubblicati oggi su tutti i media, dal locale Il Tirreno, che sta seguendo questa vicenda con capillare attenzione, alla Repubblica. Qui l’intero originale dei verbali.

Negligenza gravissima e nessuna scusa per la parte che ci riguarda, quella della navigazione di una nave del genere a pochi metri (circa 35 nel momento dell’impatto) da un noto scogli0 di un’isola dell’Arcipelago Toscano. Così dicono i verbali, confermando che quanto è successo non ha forse precedenti nell’intera storia della navigazione commerciale. Riportiamo le dichiarazioni di Francesco Schettino al pubblico ministero Alessandro Leopizzi e quelle degli ufficiali della Costa Concordia.
Dichiarazioni Francesco Schettino:
(Telefonata al comandante Palombo, Ndr) “Comandante, io vedo che dalle carte ci sta acqua”. E lui: “Sì”. Dice: “Guarda non ti preoccupare, puoi passare anche sotto, ci sta acqua fino a pochi metri”». «Va bene Francesco, fai tanti fischi con la sirena e puoi passare fino a distanza ravvicinata, perché io sono di zona e ci sta acqua. Quanto ravvicinata? Fino al rosso del faro».
Dichiarazione Schettino: “Nessuno dei miei collaboratori mi ha avvisato che c’era quella roccia. Quando mi sono affacciato sulla prua mi sono reso dei due scogli, di cui uno, quello del quale mi ero prefisso di passare, che era quello che il radar batteva, ma nella realtà ce ne stava un altro, io ho visto sott’occhio che stava più verso la nave. E lì è stato. Si io avessi e di questo ne sono convinto e ne sono lucido, non continuato l’accostamento della nave a dritta, la nave non avrebbe scodato con la poppa e non avrebbe interessato questo scoglio. Quando stavamo andando avanti ho sentito questo scuotimento della parte poppiera e dopo un po’ è successo il black out. Non ho capito ma io onestamente pensavo che la parte interessata dall’urto fosse l’estrema parte poppiera e non come poi dopo ho capito»
Ufficiali: Alberto Fiorito, addetto alla guardia in macchina; Giuseppe Pilon, direttore di macchina; Silvia Coronica, terzo ufficiale in sottordine di guardia in coperta; Roberto Bosio, comandante in seconda da tabella.
«Verso le 21 sono stato chiamato dalla plancia da Ciro Ambrosio, il quale mi informava che avrebbero ridotto la velocità per fare l’inchino all’isola del Giglio». “In plancia ci sono il timoniere Jacob Rusli, il 1° ufficiale di guardia Ciro Ambrosio, il 2° ufficiale di coperta Salvatore Ursino, io stessa e l’allievo di coperta Stefano Iannelli». «Dopo pochi minuti ci ha raggiunto anche il comandante Schettino e subito dopo l’hotel director Manrico Giampedroni. L’accostata era stata prevista dal comandante Schettino sin da prima della partenza da Civitavechia, annotata sulla carta nautica e registrata sul sistema di navigazione integrato». «Vieni qua che dobbiamo tracciare una rotta per passare vicino al Giglio e fare un inchino (Schettino a Canessa, addetto alla cartografia, Ndr)». «Canessa ha chiesto al comandante se andasse bene una distanza di 0,5 miglia dal Giglio, il comandante ha risposto positivamente (in realtà a 0,5 miglia dal Giglio ci sono 115 metri di fondale e si sarebbe passati a 0,35 miglia dalla secca che invece la nave ha colpito, Ndr». «Seppur prevista una rotta così vicina alla costa del Giglio non era mai stata effettuata». «D’altra parte tutto è avvenuto in un attimo». «Verso le 21.30 fatta la riduzione a circa 15 nodi, ho avvertito una sbandata a dritta, poi tutta a sinistra istantaneamente, poi ancora tutta a dritta. Tutto mi volava dalla consolle. In un istante ho sentito la botta sotto la centrale. Tutto tremava. Ho capito che avevamo preso qualcosa». «Ho aperto la porta (a parlare è l’addetto alla guardia di macchina, Ndr) e ho visto lo squarcio nella fiancata della nave e l’acqua che entrava… Avevano messo la propulsione a zero e i pannelli della propulsione erano spenti… Nel giro di due minuti era già tutto allagato». «L’acqua era già a ponte 0, è arrivata subito al quadro elettrico e sono saltate le unità di potenza di riserva che consentono di far partire il diesel». «Al timone vi era Gustavo. Schettino dà ordine di “accostare”, 10 gradi barra a dritta, 20 gradi barra a dritta e tutta a dritta; subito dopo, credo, 10 gradi barra a sinistra e tutto a sinistra».
Conclusione
Queste le dichiarazioni verbalizzate negli interrogatori. Routine? Approsimazione? Molteplici i fattori che possono aver portato all’incidente. Fra tutti, però, prevale, lo ripetiamo ancora una volta, la colpevole manovra di aver condotto una nave enorme con 4300 persone a bordo dritta dritta sugli scogli delle Scole, noti a tutti, ben segnati sulle carte nautiche e praticamente attaccati alla costa del Giglio. Il fatto che lo Schettino abbia chiesto se c’era acqua in quel punto denota, a nostro modo di vedere, la sconcertante negligenza causa del disastro. Ma queste sono considerazioni ormai note, ora ci auguriamo che si riesca a scongiurare il disastro ambientale e che il relitto della Costa Concordia venga rimosso al più presto.
Pazzesco, per tutta la negligenza ed incompetenza che Schettino ha dimostrato facendo cosi morire molte persone colpevoli solo del fatto di essere salite sulla Concordia comandata da questo “pazzo” (con al seguito gli altrettanti “pazzi” che dal suo paese lo stanno difendendo). Ma, come é possibile che Costa Crociere, quando seleziona non sia in grado di capire in quali mani affida le vite dei propri clienti?
Luigi
Solo uno sprovveduto può combinare una cosa del genere, sia l’isola del Giglio che Giannutri hanno fondali ripidi, andare a scogli significa non solo essere andati ben oltre il limite del comune buon senso, ma aver fatto la roulette russa. Inoltre mi stupide come è vero che la colpa è sempre del comandante, ma di tutta la quantità di persone presenti (timoniere, ufficiali, il comandante in seconda) possibile che nessuno non abbia detto nulla?
E’ la malattia degli italiani, approssimativi e spacconi.
Certa gente neanche i furgone dell’immondizia gli farei guidare!
Gentile Fabio,
siamo d’accordo con lei. Altro che sprovveduto, qui c’è una mostruosa negligenza da parte dello Schettino, di una serie di ufficiali e di una serie di persone al seguito. Lo avevamo scritto sin dal 14 gennaio: impossibile che una nave del genere prenda le Scole se naviga seguendo le regole. Condividiamo anche la sua analisi finale: la tragedia della Concordia è un pò, se la si guarda bene, la metafora di questo nostro strano Paese.
Saluti
Fin da subito ho letto i vostri resoconti e i commenti. Complimenti per la lucida bravura nelle impostazioni estremamente interessanti. Grazie 🙂
Da tanti anni vado per mare. Mio marito al timone, io alle vele (nessun avvolgiqualcosa :)) Uomini di mare ci insegnarono. Fondamento: rispetto per il Mare. A seguire quello per la Barca. Da qui tutto ciò che è facile, naturale, con voi condividere. Tutti noi sappiamo quanto TUTTO il nostro essere è in simbiosi con la barca che il mare ama accettare. Si è tuttuno solo col rispetto che spesso rasenta una specie di devozione. L’evento Concordia ha “stuprato” sentimenti e sensazioni vecchi come il mondo…
Una tra le primissime volte in navigazione, mi trovai con meteo pessimo. Ero a bordo con amici con i quali ovviamente dividevo i compiti impartiti dall’amico ai comandi. A un certo punto gli chiesi “quant’è il pericolo da 1 a 10?” Mi rispose “non c’è perché è tutto sotto controllo” Non ebbi il minimo dubbio. Il più piccolo timore era assolutamente svanito. Fu quello il momento in cui compresi che in barca solo uno può governare e il “signorsì” da “disciplina militare” (per me, a terra, ostica a 360°)va ben oltre l’accondiscendere al mero potere dell’uno solo: il potere assoluto appartiene solo al mare. Ed è proprio in virtù di questo assunto (dogma?) che è perciò scontato il fatto che nel “comandante” sia già impiantato il “DNA” dell’uomo di e per mare.
Ciò che si sta sentendo post evento Giglio è da stridor di denti! Invece di focalizzare l’autentico, reale punto cruciale del fatto, si stanno gonfiando boe spargendole in tracciati senza senso. E’ evidente che l’armatore (come tutti quelli commerciali) e l’ambaradan che ruota attorno sono viziati da peccati più o meno capitali, ma questi poco o nulla c’entrano (ora) con lo “stupratore dei mari”. Solo un fatto gravissimo è da imputare alla Costa perché chiaramente i criteri adottati erano delinquenziali: l’averlo assunto.
Un caro saluto a voi tutti. Nad
Grazie Nadia del suo intervento. Ogni altra considerazione è secondaria a quella che Lei dice: quella nave non doveva trovarsi lì e nessun vero comandante ce l’avrebbe mai portata.
Un saluto
E’ vero che quella nave non doveva trovarsi lì; ma in tutto questo la Capitaneria del Giglio cosa ha fatto se è vero che sapeva che non era la prima volta che navi da crociera passavano molto vicino alla costa?
Ho passato molte volte la notte alle Cannelle e la mattina puntualmente arrivava il gomone della capitaneria a contestare la posizione di ancoraggio alle barche che non si trovavano alla giusta distanza dalla costa.
Perchè controllare le imbarcazioni da diporto e non denunciare la navigazione delle grosse navi che da quello che ho letto non era la prima volta che passavano pericolosamente sotto costa.
Un Saluto
Navigo da almeno 70 anni (ne ho 84) e fin dalle prime miglia mi hanno insegnato che la barca non è un’auto. Non è la prua che vira: è la poppa. Credo che il comandante, quando s’è reso conto di essere troppo vicino alla costa abbia dato il comando: TUTTA BARRA A DRITTA e che questo sia stato il grave errore che ha portato la poppa a collidere con lo scoglio.
Complimenti per la Vs rivista che leggo sempre.
Scusate,abbiamo una legge che limita a 200 metri “alle barchette” di avvicinarsi,secondo voi chi a dato ok ad infrangerla?per svariate volte?e naturalmente senza un “verbale”……… a voi l’ardua sentenza.
In punto alla distanza da tenere dalla costa il codice della navigazione prevede dei limiti per le barche a motore. Mi pare si differiscano in più varianti a seconda se parliamo di spiagge, scogliere a picco ecc. Penso che queste siano però stabilite per divieto assoluto a scopo di prevenzione. Non mi sembra (in tal senso mi piacerebe essere più informata)che tali distanze siano anche rapportate alla stazza. E’ poi ovvio che ogni “comandante” deve conoscere a menadito la conformazione della barca che conduce, nel senso che le distanze per mantenere la sicurezza per i passeggeri, per sè e per la barca vengono ben prima delle disposizioni di legge. A mio parere nessuna legge impedisce il saluto (scusate ma il termine “inchino” mi fa venire la pelle d’oca 🙁 )sotto costa, naturalmente compatibile con quel “sotto” che s’armonizza prima di tutto con l’imbarcazione.
Gentile Nadia,
vi sono ovviamente dei limiti di navigazione dalla costa e sono noti a tutti. Qui il punto è però un’altro: è stata portata deliberatamente dal suo comandante, una nave di 290 metri di lunghezza, 35 di larghezza, 8,2 m di pescaggio con 4300 persone a bordo, letteralmente sugli scogli delle Scole, all’Isola del Giglio. Non c’è altro da aggiungere. Al momento dell’urto la distanza della Costa Concordia dallo scoglio emerso più esterno delle Scole era di 30 metri, quella dalla linea di costa del Giglio era di 290 metri e quella da una secca a -4 metri… beh il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Tale comportamento, per qualunque legge del mare e qualsiasi prassi a qualsiasi latitudine, non ha la minima giustificazione.
Già che ci siamo chiariamo anche che l’abuso di quella strana parola, “inchino”, associata alla navigazione sta diventando stucchevole, anche per colpa dei media generalisti. Nessuna marina mercantile e nessun vocabolario nautico conosce tale parola. Nessun capitano di navi usa mai tale parola, che semplicemente non esiste nei vocabolari marittimi: è unicamente un gesto compiuto da qualche compagnia di navigazione per ovvie ragioni di propaganda e nessun vero ufficiale di marina (militare, commerciale o per diporto) si sognerebbe mai di portare una nave del genere in quella posizione.
Se si voleva salutare il Giglio, bastava farlo da un miglio: l’enorme mole della Costa Concordia si sarebbe notata senza problemi. Se si voleva esagerare, si poteva arrivare a mezzo miglio dalle Scole, dove il fondale è di 100 metri, come riportato da tutte le carte (e, comunque, per il buon senso si sarebbe stati comunque troppo vicini).
Questo dice la tradizione del mare. Ed è questo il motivo per cui questa drammatica vicenda (per certi versi, una metafora dello stato attuale del nostro Paese in cui le regole non esistono o si aggirano) proprio non va giù a questa testata, alle migliaia di persone che in Italia vanno per mare rispettandone le regole e a interi secoli di tradizione e cultura marittima.
Un saluto
D’accordo,avete ragione,ma state girando intorno al problema,io volevo dire che se la capitaneria del Giglio,avesse intimato alla costa già dal primo inchino la violazione “La zona di mare per una distanza di 300 metri dalla battigia e di 200 metri dalle coste cadenti a picco sul mare è riservata, se non diversamente disposto, alla balneazione.
Nella zona di mare riservata alla balneazione è vietato:
il transito di qualsiasi imbarcazione, ad eccezione dei natanti a remi di tipo jole, canoe, pattini, mosconi, lance nonché pedalò e simili. Le unità a motore, a vela, o a vela con motore ausiliario, incluse le moto d’acqua – se non condotte a remi –, dovranno raggiungere la riva utilizzando gli appositi corridoi di lancio. Le stesse, qualora condotte a remi, dovranno possibilmente condurre una rotta quanto più possibile normale alla battigia che faccia chiaramente intendere ad eventuali bagnanti la traiettoria dell’unità ed il conducente dovrà prestare la massima attenzione per l’avvistamento di bagnanti e/o persone intente in attività subacquee.
Non saremo arrivati a uesto punto.Purtroppo le leggi ci sono,basta farli rispettare,saluti
il comandante ha rispettato le leggi che ci sono, ha fatto l’inchino come altre 700 volte prima di questo, lo scoglio non era segnalato sulla mappa, ecco perche’ succedono queste cose…
Gentile Luigi,
non diciamo eresie per favore. Quello che Lei ancora chiama Comandante, ha preso uno scoglio che è segnalato su tutte le carte nautiche da sempre, conosciuto da chiunque naviga e ha portato, volontariamente, una nave di 290 metri con 4200 persone a bordo letteralmente sull’isola del Giglio. Il termine “inchino” non esiste nel vocabolario marinaresco e nella tradizione di navigazione, ma è solo una trovata di marketing che non appartiene al nostro mondo. Lo Schettino non ha rispettato alcuna legge, nè del mare nè del buonsenso, è una vergogna per l’Italia e, come testata, ci auguriamo che paghi duramente, fino all’ultimo giorno, la pena che il tribunale competente deciderà di comminargli. Per noi la storia è chiusa e attendiamo solo il Processo, sorvegliando per quanto ci è possibile che la gravità di quanto è successo non venga dimenticata, come troppo spesso accade in questo paese.
Saluti
Gentile Ammiraglio,
non trova lei che sia almeno curioso che una consuetudine come l’inchino si ripeta ben 700 volte (io ero rimasto alla 38°) senza che nessuno sia mai intervenuto per segnalare almeno – non dico per denunciare (…!…) – un comportamento così poco rispettoso delle leggi della navigazione?
E non trova curioso che un Comandante esponga gravemente la propria unità, i passeggeri, il proprio equipaggio, la propria carriera e la sicurezza economica della famiglia per ripetere l’ennesima volta una bravata da ragazzino? Io francamente si’ e sarei grato se il mio commento non venisse “moderato” dal momento che vuol essere solo spunto di riflessione e non una difesa gratuita ad personam. Dalle ultime notizie emerse l’accostata è stata “concordata” sin dal momento in cui la nave ha lasciato Civitavecchia la qual cosa esclude di fatto una stravaganza del momento, un impulso immaturo di un Ufficiale che è stato selezionato per il comando di un’unità di tale importanza. Strano anche che gli altri Ufficiali, quello di Rotta in particolare, e gli altri uomini presenti in plancia non solo non abbiano avuto nulla da ridire ma abbiano dato la manovra come scontata; e l’hanno anche preventivamente calcolata! Il che, almeno per me, vuol dire non che era scontato si passasse al traverso dello scoglio delle Scole e nelle sue immediate vicinanze, ma che, evidentemente si era in presenza di precise disposizioni; diversamente la plancia si sarebbe dovuta considerare una gabbia di matti da legare: tutti in vena di stramberie gravissime, nello stesso momento ed in completo accordo. Sinceramente, con tutto il rispetto per le persone che vi hanno perso la vita, mi sembra un po’ troppo.
La seconda considerazione che volevo sottoporre è la seguente (e non so quale delle due sia più grave): è stato scritto che lo scoglio delle Scole è regolarmente indicato nelle Carte Nautiche.Vi è anche indicata la variazione della batimetrica che passa per lo scoglio: da 37m a 9,8m. Ovviamente chiunque è in grado, consultando la Carta Nautica, di dedurre a quale distanza passerà dalle Scole…(visto che ci “dovevano” passare) Quindi, se la consultazione e l’uso della Carta è sufficiente a garantire la sicurezza in navigazione proponiamo senz’altro di abolire la Carta 1111 ed in particolare tutte le segnalazioni luminose ed acustiche visto che si rivelano assolutamente superflue. Dove voglio arrivare…: è mia libera opinione che quella manovra sia stata disposta e che il Comandante Schettino e tutti gli Ufficiali, Sottufficiali ed uomini d’equipaggio siano stati costretti ad eseguirla alla distanza da terra alla quale è stata esguita: non potevano essere tutti pazzi sino all’ultimo uomo. Se tuttavia fosse stata disposta una meda in corrispondenza delle Scole il Comandante Schettino avrebbe potuto inviare un uomo a prua perchè la rilevasse e questa sciagurata manovra non avrebbe avuto l’esito fatale che noi conosciamo.
correggo: il “non” è stato un errore di battitura e non deve essere considerato.
“…Il che, almeno per me, vuol dire che era scontato si passasse al traverso dello scoglio delle Scole e nelle sue immediate…”
Salve sig Tognozzi,al mio commento del 31,gennaio 2012 cosa risponde?la saluto.
Salve Stefano, rispondiamo che le leggi in materia come dice lei ci sono, basta rispettarle. Ma il comportamento dello Schettino non ha alcuna attenuante nè complicità: portare una nave di quelle dimensioni (ma varrebbe per qualsiasi altra nave) sugli scogli delle Scole è fatto scellerato e basta, senza se e semza ma.
Un saluto