Lymington, UK- Ben Ainslie, il velista più atteso ai prossimi Giochi Olimpici di Weymouth, ha annunciato oggi di essersi sottoposto nel mese di gennaio a una piccola operazione chirurgica alla schiena per risolvere un problema di dolore che lo stava affiggendo da aluni mesi. Ne parla oggi in esclusiva il Telegraph, affermando che l’operazione si è svolta a Bristol, con il finnista inglese affidato alle mani del neurochirurgo Richard Nelson.
Ainslie è ora in riabilitazione presso il Centro Sportivo Nazionale di Bisham Abbey e sarà pronto per riprendere a breve la preparazione verso Londra 2012, a caccia della definitiva leggenda olimpica. Ricordiamo che Ainslie, in caso di conquista della medaglia d’oro, diventerebbe il velista più titolato della storia, con 4 ori e un argento (Paul Elvstrom è a 4 ori) e raggiungerebbe Torben Grael come numero di medaglie vinte (il campione brasiliano ha 2 ori, un argento e 2 bronzi).

Sulla questione della squalifica ai Mondiali di Perth, che gli ha impedito di vincere la sesta Finn Gold Cup a causa della squalifica inflittagli dalla Giuria per regola 69 (grossa condotta anti sportiva), è attesa per la fine di febbraio l’udienza della Royal Yachting Association che dovrà decidere eventuali sanzioni ulteriori.
Rispondendo alle domande di Henry Winter del Telegraph, Ainslie torna a parlare per la prima volta di quella storia (ricorderete che alla fine della nona prova a Perth salì su un gommone media per protestare vivacemente contro il fastidio che detto gommone gli aveva dato durante quella regata).
“Prenderanno una decisione sul fatto che la penalità già comminata (la doppia squalifica in regata 9 e 10 a Perth che è costata ad Ainslie la vittoria alla Finn Gold Cup, Ndr) sia abbastanza”, ha detto il fuoriclasse inglese, “o se debbano imporne una maggiore. penso di essere stato già pesantemente sanzionato. Mi scuso per quanto è successo e sono dispiaciuto. Saltare a bordo di una barca stampa non è una gran immagine per i giovani velisti… Devo ammettere che non avrei dovuto essere su quella barca ma c’è stata molta simpatia verso di me, cosa di cui ringrazio tutti. E’ stata una decisione istantanea perché la provocazione era notevole. Non potevo davvero credere a ciò che stava succedendo. Stavo spingendo al massimo al limite delle mie capacità fisiche. Le mie pulsazioni saranno state intorno alle 185 (il Finn olimpico, con il pompaggio libero oltre i 10 nodi, è una prova fisica suprema, Ndr) ed era come se avessi l’elettroencefalogramma piatto. Quando stai spingendo così al limite fisicamente non puoi accettare che niente ti si metta nel mezzo. E’ come un centometrista in piena spinta con un ragazzo della TV che si mette nel mezzo. Non si fermerebbe e travolgerebbe quel ragazzo”.
E ancora, “Ero al limite. Quando sono in palestra e sento che sto spingendo davvero al massimo, non è nulla in confronto a ciò che il mio corpo farà mentre sta regatando per qualcosa. Quando esco in mare sono lì per competere. Non è proprio come se spingessi un interruttore ma entro in una dimensione dove sono concentrato al cento per cento sulla regata”.
Alla faccia della caparbietà… Ecco perché Ainslie è considerato una macchina per vincere. Quasi un automa lo considerano i tecnici, capace di vedere cose che agli altri sfuggono in frazioni di tempo infinitesimali e spingere al massimo una barca a vela. Sia in bolina sia in poppa. Ed ecco perché nel Regno Unito è considerato il più grande sportivo attualmente in attività ed ecco anche perchè continuiamo a considerarlo uno dei migliori personaggi della vela sportiva.