San Francisco, USA- Come saranno gli AC72 della 34 America’s Cup? Secondo le informazioni che Farevelanet sta raccogliendo, pare che tra gli addetti ai lavori non siano poche le preoccupazioni per l’effettiva sostenibilità di tali enormi catamarani con ali rigide. 72 piedi di lunghezza, ali alte 40 metri, velocità pazzesche. Molti degli interessati hanno già ammesso che i numeri che starebbero uscendo delle simulazioni prestazionali al computer sono spaventosi, nel senso di prestazioni davvero al limite del possibile per mezzi e uomini. Il tutto reso ancor più complesso dal vento di San Francisco, come noto spesso tra i 20 e i 25 nodi nel periodo in cui è prevista la 34AC (luglio-settembre 2013).

Se da un lato, c’è molta curiosità per vedere all’opera tali mostri da regata (sarà possibile con i primi vari a partire dal primo luglio 2012), che certamente esalteranno la fisicità e le prestazioni, dall’altro non sono pochi i dubbi sulla loro effettiva gestione in acqua e a terra, in fatto di logistica. Una sfida al massimo livello, che presuppone i migliori velisti (e quelli ci sono), enormi budget (e qui, contrariamente alle dichiarazioni iniziali di Ellison e Coutts, ci vogliono gli armatori privati più i soliti kiwi) e un’inventiva tecnologica fuori dal comune. Se le piattaforme saranno più o meno simili, la partita si giocherà, invece, ampiamente sulle appendici e le ali. E qui, un terreno vergine come questo sta mettendo alla prova le intuizioni dei design team dei quattro grandi, gli unici che al momeno sono in grado di costruire gli AC72: il defender Oracle Racing, il challenger of record Artemis, Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand.
Una Coppa ad alto rischio, quindi. Senz’altro affascinante, ma quanto sarà gestibile? La posizione del guru kiwi Grant Dalton – “questa Coppa non ci piace, costa moltissimo ma noi bisogna farne parte per forza, perché esistiamo in sua funzione, per cercare di vincerla e poi, magari, cambiarla”- ha le sue ragioni. Non ci sono alternative. E per vincerla, visto lo strapotere economico di Larry Ellison e Russell Coutts, bisogna accettare la sfida al massimo livello. Da qui la necessità, come è sempre stato nella storia della Coppa, di facoltosi gruppi privati (Larry Ellison per Oracle Racing, Torbjorn Torqvist per Artemis, Patrizio Bertelli e il Gruppo Prada per Luna Rossa) e di un team capace di calamitare gli sponsor come Emirates Team New Zealand per reggere il livello della sfida. Nessun’altro riuscirà a reggere il confronto. Lo avrebbe potuto fare Alinghi, ma Ernesto Bertarelli ha preferito starne fuori. Ormai lo ammettono anche dalla parte Oracle/Artemis (vedi interviste recenti di Iain Murray di ACRM, di Paul Cayard sul Corriere della Sera).
Interessante è quanto sta sperimentando in questi giorni a San Francisco il defender, con alcune modifiche alla coppia di AC45 che si sta allenando nella Baia e che funge da base sperimentale per alcune soluzioni attuabili sui 72.

Il nostro esperto di progettazione di cat ad ali rigide Beppe Giannini ci spiega come “saltano subito all’occhio le inedite derive a “L”, spostate davanti alla traversa anteriore e dotate di un meccanismo di variazione dell’angolo di attacco. C’è poi un rigonfiamento carenato alla base dell’ala, probabilmente destinato ad alloggiare attuatori idraulici in sostituzione del sistema a cavi e pulegge. Infine, sullo scafo sinistro della barca No. 4 sembra essere montato un T-rudder, ossia un timone con impennaggio orizzontale”.

La tecnologia dei foil sarebbe allo studio anche per i 72, visto che, dopo l’ala rigida, sarebbe il passo successivo per l’aumento di una velocità che, con 20-25 nodi di vento, pare destinata già a superare i 40 nodi. Tra le variabili più importanti c’è ovviamente anche quella della sicurezza, visto che 40 nodi significano davvero molto sull’acqua e una scuffia (o una collisione) a tali velocità sarebbe catastrofica per uomini e mezzi, così come una scuffia in allenamento potrebbe pregiudicare in fretta mesi di progettazione.
Commenta Giannini: “Da quanto si vede sugli AC45 oracliani stiamo parlando di foil-assist: la proiezione orizzontale della deriva genera una portanza che riduce il dislocamento e migliora la resistenza all’ingavonamento. Il T-rudder smorza il beccheggio di bolina (utile con armi con grossa inerzia) e tiene giù la poppa alle portanti (la Stazza proibisce di variare l’angolo di attacco). Nel frattempo a San Francisco un gruppo di giornalisti locali, in visita oggi alla base Oracle per un media day, ha potuto vedere gli stampi degli scafi già sul posto, e la laminazione in corso del primo mezzo scafo. Naturalmente niente fotografie, ma il metodo costruttivo pare quello tradizionale con giunzione su flangia verticale”.
Le misure dell’AC72
Lunghezza scafi 22.0 m
larghezza massima 14.0 m
Altezza ala 40.0 m
Pescaggio massimo 4.4 m
Dislocamento 5,900 kg
Area Ala 260 mq
Area Fiocco 100 mq
Area Gennaker 400 mq
Equipaggio 11×92 kg media
Luna Rossa cresce
Da Auckland, intanto, continuano a giungere sensazioni positive sul modo come è iniziata la campagna di Luna Rossa. Pare stiamo arrivando uomini giusti, motivati, con Max Sirena che sta ritagliandosi un ruolo di gestione in cui potrà dare il meglio. La visita di Iker Martinez e Xabi Fernandez, al momento i migliori velisti ancora sul mercato internazionale, durante la tappa della Volvo Ocean Race ad Auckland, potrebbe portare a interessanti colloqui in vista di un ingaggio. Molto lavoro (la piattaforma è in costruzione da Persico Marine), il secondo AC45 in arrivo e la collaborazione con ETNZL che stà già facendo perdere il sonno a Paul Cayard: “Sarò pronto a protestarli di nuovo se si svilupperanno gli AC72 allenandosi insieme”, ha detto a Gaia Piccardi del Corriere durante l’evento Sailing Passion a Milano. Luna Rossa, insomma, c’è e gli appassionati italiani dimostrano di essere ancora molto affezionati a quel nome. Di sicuro la battaglia navale tra i quattro grandi sarà portata alle estreme conseguenze. Vedremo con quali navi spaziali…
Gli AC45 di Luna Rossa ed ETNZ sono in viaggio verso Napoli, mentre è quasi pronto lo SL33 di Luna Rossa, il cat inferiore a 10 metri che può essere usato come barca-test, come già sta facendo ETNZL.

Bene vedo che prendono coscienza che il mostro deve poter essere domato. Il punto cruciale da affrontare sarà il percorso. Dovrà avere dei cancelli larghi, posizionati all’interno del percoso rettilineo così da limitare sia il bordeggio lungo che la seguenza di incroci pericolosi.
Sarà entusiasmante se in zona partenza nel controllo i due sfidanti si troveranno con gli scafi inclinati ingaggiati con uno scafo all’interno e sotto la rete dell’altro.