Grosseto- Dopo il recupero ieri di altri otto corpi, tra cui quello della piccola Dayana Arlotti, all’interno del relitto di Costa Concordia, arriva anche la notizia dell’iscrizione di altre sette persone nel registro degli indagati. La Procura di Grosseto, dopo l’attento esame dei fatti, delle testimonianze, di video, foto e varie consulenze marinaresche, ha quindi iscritto Roberto Ferrarini, capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Manfred Ursprunger, executive vice presidente fleet operation di Costa, Paolo Parodi, fleet superintendent di Costa, e gli ufficiali Andrea Bongiovanni, Roberto Bosio (comandante in seconda), Silvia Coronica e Salvatore Ursino nel registro degli indagati. Per gli ufficiali l’accusa contestata è di omicidio colposo plurimo.

La ricostruzione della Procura di Grosseto avrebbe accertato che già dopo 15 minuti in plancia vi erano tutti gli elementi necessari per ordinare un abbandono nave che invece fu ritardato ancora per quasi un’ora, finendo per causare i ritardi che hanno portato alle 32 vittime. Per lo Schettino si è aggiunto, intanto, un altro capo d’imputazione oltre a quelli già contestati: omessa comunicazione alle autorità marittime di incidente.
La Giustizia, insomma, sta facendo il suo corso dopo gli opportuni accertamenti dei fatti. Guai a distogliere l’attenzione da questa vicenda.
Per quanto riguarda il carburante, è stata completata la prima fase di aspirazione dai serbatoi di prua, con circa i 2/3 del gasolio svuotato.
caro direttore, di seguito il testo dell’intervento che feci sulla vostra rivista qualche tempo fa (di seguito è riportato itegralmente). Leggo con preoccupazione il nuovo quadro che va delineandosi e che conferma la gravità del secondo dei rilevi mossi e che gia da tempo fa si intuivano con sufficiente chiarezza.
C’è davvero da rimanere sconsolati per il pressapochismo dimostrato dal Comandante del Concordia …. rimangono le vittime e il danno al buon nome della marineria italiana faticosamente tenuto alto da chi fa davvero il suo dovere. Il solo modo di rimediare è quel che suggerisce Lei : guai a distogliere l’attenzione sino a completa chiarezza.
Un cordiale saluto
Franco Dore
13 Commenti per Il naufragio della Concordia e la sofferenza del diritto…
Franco Dore
30 gennaio 2012 alle 23:49
Il comandante del Concordia è responsabile di tre delitti tutti di enorme rilevanza a lui addebitabili senza alcun dubbio:
1) ha percorso una rotta senza tener conto dell’inutile pericolo a cui esponeva la barca e le persone a bordo. Il comandante è sempre responsabile della
rotta seguita. Non si deve MAI dimenticare che non basta avere diritto di rotta, ma occorre vigilare per evitare inutili pericoli; il mare viene percorso da
norme diverse dal codice della strada.
2) ha ritardato inutilmente l’ordine di abbandono nave nonostante avesse già piena contezza dagli ufficiali in sottordine che avevano verificato sul campo
la galleggiabilità compromessa e la propulsione ormai distrutta .
3) ha abbandonato la nave quando rimanevano a bordo ancora persone in numero sconsiderato (passeggeri ed equipaggio) .
Va poi aggiunto che diversi ufficiali in sottordine hanno premuto inutilmente su di lui perchè emettesse direttive in ordine alla seconda di queste
responsabilità; ove si accerti che qualcuno di questi avesse in animo di agire nonostante assenza di direttive del Comandante, si potrebbe configurare a
loro carico il delitto di ammutinamento.
Una nave è un sistema complesso, non complicato !!! Una figura unica al comando è indispensabile e deve essergli attribuito ogni potere, ma deve
risponderne personalmente senza alcuna attenuante. Non c’è bisogno di inventare altre regole, basta applicare quelle esistenti con responsabilità e
certezza.
Caro Franco,
Vigiliamo e ancora vigiliamo.
Come fotografo e uomo di mare rimango perplesso di fronte alle foto di borlenghi, intrise di retorica e prevedibilità a ritrarre in toni manieristi, e mi perdoni, stucchevoli, le immagini di una goffa tragedia appea occorsa.
Tognozzi, mi siete piaciuti dall’inizio per come vi siete posti nei confronti di questo naufragio; mi sarei aspettato che le foto che ho visto non le aveste pubblicate. Di spettacolarizzazione a tutti i costi ne abbiamo abbastanza sulla terraferma, magari in mare se ne potrebbe fare a meno.!
Buon vento
Raffaele Bonivento
Gentile Raffaele,
grazie per la sua opinione, senz’altro non priva di ragione riguardo alla tendenza alla spettacolarizzazione. Ci permetta, però, di dissentire sul contenuto. Troviamo che Carlo Borlenghi con le sue foto di Costa Concordia abbia saputo documentare l’assurdità di tale tragedia. Non vediamo manierismo nei colori caldi usati da Borlenghi, quanto un documento dell’incredibile che si trova adagiato su un fondale di 20 metri a Giglio Porto. Voli di gabbiani, campanili, pini, scogli lisci e mare blu frondondo da cui, oh perbacco, spunta una nave di 290 metri, all’apparenza lussuosa, letteralmente spiaccicata sugli scogli di un’isola dove ci dovevano essere sì i gabbiani ma mai, e poi mai, una nave di quella portata. E invece c’è, e secondo il nostro parere, sicuramente opinabile, quelle foto rappresentano benissimo come, in qualunque paese, con qualunque “comandante” e in qualunque situazione, ciò che è successo al Giglio il 13 gennaio scorso non sarebbe mai potuto accadere. Carlo Borlenghi è un fotografo professionista e il suo compito è, tra i diversi contratti che ha, anche quello di documentare tragedie come questa che riguardano il nostro caro mare.
Un grazie ancora per seguirci,