Roma- A quasi cento anni dalla tragedia che costò la vita a 1523 passeggeri, l’affondamento del Titanic, continua a destare curiosità e sollevare dubbi a cui gli storici cercano di trovare risposte. Un nuovo contributo sulla sciagura, che la notte fra il 14 e 15 aprile del 1912 colpì la “nave dei sogni”, arriva dal giornalista e storico navale Donatello Bellomo con il saggio “Titanic, l’altra storia”, edito da Mursia.
La serrata ricostruzione degli eventi fatta da Bellomo punta dritta sulla causa prima del disastro: il denaro.
«Ancora oggi quando si parla del Titanic si usa la parola “incidente”, o addirittura “maledizione”», spiega Bellomo. «Ma i documenti dell’inchiesta non lasciano dubbi: il progetto del Titanic, apparentemente avanzatissimo grazie alle sedici paratie stagne, era inficiato da una patologia strutturale, la mancanza del doppio fondo sulle fiancate, presente invece sul Mauretania e sul Lusitania della compagnia rivale, la Cunard. Inoltre i progettisti Carlisle e Andrews avevano previsto 48 scialuppe capienti ciascuna di 60 passeggeri. Il presidente della White Star Line, Bruce Ismay, impose la riduzione a 16, per ragioni “estetiche”- toglievano visibilità alle cabine e alle suite di prima classe – e per ragioni economiche: esisteva una sorta di “cartello” tra le compagnie di navigazione, per cui, se il Titanic avesse avuto 48 scialuppe, tutte le altre navi della White Star e delle altre compagnie avrebbero dovuto adeguarsi ai nuovi standard con notevole dispendio di danaro.»
Quella che emerge dalle pagine del nuovo libro di Bellomo è una sorta di storia sociale del Titanic dove si concentrano tutte le contraddizioni del Novecento: la frenesia tecnologica, l’avidità delle grandi compagnie, la miseria dei migranti che viaggiavano in terza classe, il ruolo dei media, le opacità di commissioni di inchiesta che insabbiarono la verità, fino al saccheggio finale del relitto ritrovato nel 1985 da Robert Ballard, incontrato da Bellomo nel 1996. Uno stralcio dell’intervista è presente nel libro.
Nel mosaico corale che disegna Bellomo non manca una parte dedicata agli italiani che si trovavano a bordo. Dice l’autore: «Impossibile ricostruire un elenco certo dei nostri compatrioti scomparsi sul Titanic: le informazioni che abbiamo sono quelle ricostruite da Claudio Bossi e di Claudio Mazza, e parlano di 37 persone tra le quali una sola donna, Argene Genovesi, che si salvò e fu protagonista anche di un episodio che sconfina nel feuilleton: imbarcata sulla scialuppa numero 11 prese in braccio un bimbo di pochi mesi la cui madre, Leah, era rimasta sulla nave. Le due donne si ritrovarono a bordo del Carpathia e Argene, probabilmente in stato di choc rivendicò come suo il bambino. Ci fu un piccolo dramma ma alla fine il piccolo venne riconsegnato alla madre. Argene, sette mesi dopo il naufragio, partorì una bambina che chiamò Salvata».

Titanic, l’altra storia
Donatello Bellomo
Pagine: 304
Codice: 17798 EAN 9788842549789
Collana: Biblioteca del Mare-Uomini, navi e misteri del mare
Pagine con inserto fotografico