Recife, Brasile- Come sta andando la Global Ocean Race di Marco Nannini e Sergio Frattaruolo? Bene, diremmo, visto che Financial Crisis è transitato al secondo posto al cancello Celox Sailing Scoring Gate, posto all’estremità nord orientale del Brasile, con 260 miglia di ritardo dal leader Cessna Citation ma con circa 110 miglia di vantaggio sul terzo, Phesheya-Racing.
Adesso la flotta dei Class 40 sta dirigendo direttamente verso le Antille e Charleston, in South Carolina, porto d’arrivo di questa quarta tappa.
Da segnalare anche che la Global Ocean Race ha annunciato l’ammissione di una classe a equipaggio pieno per la prossima edizione del 2013-2014.
Ecco il diario di bordo di Marco Nannini:

“Gli ultimi giorni, come previsto, sono stati una processione in rettilineo
verso l’estremita’ nord-est del Brasile, tutte le decisioni tattiche si
sono giocate prima nell’approccio a Rio de Janeiro dove i venti tendono ad
essere leggeri e contrari e si incontra una fastidiosa corrente avversa.
Superata quella zona la flotta ha potuto procedere diretta verso la linea
virtuale all’altezza dell’estremita’ nord-est del brasile dove le barche
in regata guadagnano punti validi per la cassifica complessiva a seconda
del piazzamento. Qui abbiamo “girato a sinistra” ed ora facciamo rotta
diretta per Charleston negli Stati Uniti a circa 3400 miglia di distanza.
Siamo dunque riusciti nel nostro obbiettivo di arrivare almeno secondi a
questa porta virtuale, ci siamo fatti sfuggire Cessna che come al solito
ha macinato miglia senza possibilita’ alcuna per noi di andare all’attacco
mentre abbiamo guadagnato circa 100 miglia di vantaggio sui nostri rivali
diretti dei sudafricani e 150 sugli olandesi, queste due barche sono
infatti identiche alla nostra.
Arrivare sin qui e’ stato piu’ complicato del previsto, quella che doveva
essere un’autostrada lungo gli alisei non e’ si e’ rivelata poi la
passeggiata che avevamo anticipato. Ogni pomeriggio il cielo si e’
riempito di nuvoloni nell’aria calda ed umida, alcuni portavano rinforzi
di vento per poi pero’ lasciare vuoti d’aria alle loro spalle
costringendoci a repentini cambi vela per continuare a camminare. Abbiamo
ripetutamente cambiato vela dal solent al gennaker e viceversa, e per
essere super rapidi nelle manovre abbiamo tenuto su il gennaker giorno e
notte che stava arrotolato pronto all’agguato appena il vento consentiva
di aumentare vela. Magari abbiamo solo avuto un po’ di fortuna ma siamo
ben contenti di aver accumulato oltre 100 miglia di vantaggio sui nostri
inseguitori Sudafricani su Phesheya.
Ieri sera abbiamo finalmente tirato fuori lo spinnaker più grande, ha un
taglio bellissimo che permette di orzare agilmente e far accelerare la
barca anche in venti leggeri, sono davvero contento di averlo fatto
riparare a Punta del Este dopo il danno subito alla tappa precedente dopo
la strambata causata dall’avaria del pilota automatico. A parte appunto
questi incidenti di percorso siamo ad oggi l’unica barca che sta usando
ancora lo stesso set di vele che avevamo alla partenza a Palma, le scelte
fatte sono state pienamente azzeccate e se alcuni team cambiano vele
facendo ragionamenti tattici ad ogni tappa noi siamo contenti con queste
che coprono tutti gli angoli e range di vento, abbiamo vele robuste per i
ventoni ma anche vele assassine per le bonaccette. Devo ringraziare
Roberto Westermann, amico personale e titolare della veleria Di-Tech di
Lavagna che ha tirato fuori un set di vele eccezionale.
Dopo aver girato l’angolo del Brasile la corrente contraria che ci
rallentava da giorni ha lasciato posto ad una piacevole corrente
favorevole, stiamo infatti per agganciare la corrente del Guyana che ci
aiutera’ a macinare miglia piu’ rapidamente nella volata verso i caraibi.
La vita a bordo, conseguenza diretta dell’aliseo irregolare, e’ passata
giornalmente dal tedio al fastidio: noia mortale quando la barca e’ a
punto e fila per la sua strada e frustrazione infinita quando incontriamo
buchi di vento che ci inghiottono per decine di minuti in cui lottiamo per
uscire dall’influenza del nuvolone di turno. Unico beneficio dei nuvoloni
di Fantozzi e’ il rinfrescarsi dell’aria sotto la pioggia, fa infatti un
caldo asfissiante ed arrivare ad essere persino infreddoliti e’ un
sollievo incredibile. Come nella prima tappa il caldo mi sta dando qualche
problema ed ho i piedi gonfi ma questa volta non lo sono tanto quanto allo
scorso passaggio dell’equatore ad ottobre. Alla partenza da Punta
lamentavo anche una strano gonfiore addominale, temevo problemi di
ritenzione idrica ma il dottore mi ha assicurato che si tratta di
ritenzione di birra, hamburger e pizza che saranno facimente curati dalla
molto meno allettante dieta di liofilizzati che ci stiamo sorbendo ora.