Lorient, Francia- Dall’alto della torre dei venti della Cite de la Voile Eric Tabarly a Lorient si coglie al volo perché nella regata oceanica i francesi ci sanno proprio fare. Le barche sono dappertutto, di ogni foggia e dimensione. Dalla serie completa dei Pen Duick che furono di Tabarly, da quello originale al VI, orgogliosamente tenuti e mostrati, ai grandi trimarani oceanici alle semplice barche da crociera, altrettanto gelosamente armate e “navigate”. Sì, perché qui si va per mare, si esce a vela dai porti e non c’è nulla, se non il mare stesso quando è infuriato, che impedisca di navigare. Ma con 20 nodi una mano di terzaroli e via, senza pensarci più di tanto. In questi giorni abbiamo sfilato, accanto ai Volvo 70 della Volvo Ocean Race, Banque Populaire V con cui Loick Peyron ha stabilito pochi mesi fa il primato al Trofeo Jules Verne girando il mondo in 45 giorni, Groupama 3, con cui Franck Cammas aveva stabilito il precedente record prima di intraprendere l’attuale campagna Volvo, il Sodeb’O di Thomas Coville, watch captain su Groupama, il Tara delle spedizioni polari, flotte intere di Mini 650, di Figarò, di Class 40, monotipi di tutte le misure, derive, skiff, Moth. Insomma, qui ci sono più barche che uomini e tutte navigano.


Il mare è tosto se visto dalla nostra prospettiva mediterranea. Atlantico verde scuro, correnti, maree, traffico continuo, freddo anche a fine giugno, ma anche profondamente vissuto, come si percepisce in ogni angolo dei porti di Lorient, tra la penisola di Keroman, Larmor Plage e le dirimpettaie Locmiquélic e Port-Louis. La Cite de la Voile dedicata al grande Eric Tabarly e il cuore pulsante di questa “Sailing Valley”, come amano chiamarla i residenti e i marinai internazionali che si godono una birra al bar “La Base”. La Volvo Ocean Race a Lorient ha dato un impulso ancora maggiore a questo centro, nato a ridosso delle enormi basi dei sottomarini tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.


Fu all’inizio del 1940 che l’Ammiraglio Doenitz, comandante della flotta tedesca, subito dopo l’invasione nazista della Francia trovò in Lorient il luogo che cercava per costruire la base principale dei suoi U-Boot in vista della battaglia dell’Atlantico. In breve furono costruiti degli enormi bunker-rimesse per i sommergibili. In meno di un anno il primo K1 (da Keroman, la penisola dove si trovano) era pronto e iniziò a ospitare gli U-Boot. Seguirono poi il K2 e il K3. Sono ancora lì, enormi nei loro muri di cemento corazzato spesso fino a 3,5 metri per i primi e fino a 7 metri per l’ultimo. Camminarvi all’interno, vedendo i bacini dove sostavano i sommergibili per il carenaggio e la sosta tra le varie missioni atlantiche dà i brividi. Molto meglio sapere che ora questa base, indistruttibile e imprendibile tanto che la guarnigione si arrese solo nel maggio 1945, qualche giorno dopo la caduta di Berlino, è il centro della vela oceanica francese, meglio conosciuta come course au large. Quella base fu bombardata a fondo dali aerei alleati, che non riuscirono però mai a scalfirne le mura. Alla fine fu deciso di radere al suolo la città di Lorient, per fare terra bruciata ai tedeschi, ma anche quello non servì tanto che l’attuale Lorient è solo un moderno agglomerato satellite ai suoi porti.


La Sailing Valley della Bretagna Sud collega quindi Lorient, La Trinite, Vannes e Brest in un poligono virtuoso dove la vela è una delle attività principali dell’economia. In questa zona operano 90 aziende legate alla vela offshore, con un migliaio di posti di lavoro e un giro d’affari di 130 milioni di euro. Progettisti (Finot, Rolland, Verdier, VPLP, Magnen i più celebri), cantieri (il mitico Multiplast, tra l’altro membro del consorzio che costituirà il prossimo monotipo Volvo 65 OD, AMCO, DDK, FR Nautisme solo per citarne alcuni), Servizi, attrezzisti, elettronica, velerie, sailing team (le basi di Groupama, Banque Populaire, Sodeb’O sono degne di quelle di Coppa America), comunicazione… qui c’è di tutto, e al massimo livello, tanto che, come ci diceva nei giorni scorsi il minista italiano Giancarlo Pedote che qui si è trasferito, “i migliori sono qui e qui abbiamo ha portata di mano il meglio”. Alcune delle aziende operano dentro i bunker tedeschi ristrutturati e l’arrivo della Volvo Ocean Race ha accelerato il recupero degli stessi, una volta che la Marina Nazionale francese, succeduta a quella tedesca dalla Liberazione, li ha resi disponibili. Per non parlare poi dei 3.000 posti barca in otto marina nella sola zona di Lorient, delle scuole vela che fanno di Lorient, il Port de l’Orient nato nel XVI Secolo come sede di partenza della Compagnia delle Indie, la vera capitale della Sailing Valley.

Il Museo della vela intitolato a Eric Tabarly, centro della Cite de la Voile, è stato aperto nel 2008 e contiene una rapida e ben strutturata mostra di ciò che la vela è stata nella storia ed è nel presente. La personalità di Eric Tabarly, vera icona locale, è presente ovunque, con un’aura di grandeur che i Pen Duick ormeggiati all’inglese davanti alla Cite, non fanno che alimentare. Compreso il primo, lo sloop aurico irlandese tanto amato dal grande Eric, con cui il grande marinaio bretone compì nel 1998 l’ultimo viaggio nel suo Mar d’Irlanda.

