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Galway, Irlanda- Volvo Ocean Race ha comunicato i dati finali dell’edizione 2011-2012. Cifre che confermano come il giro del mondo a tappe per equipaggi professionisti sia uno dei massimi eventi velici e sportivi globali.

Il sito internet ufficiale ha fatto registrare 109 milioni di pagine visitate (ossia il 91% in più che nell’edizione precedente) e sono stati più di 51.000 gli articoli pubblicati sui maggiori siti (più 70% di copertura online). La regata è anche di gran lunga l’evento velico più popolare su Facebook con oltre 206.442 fan a oggi e lo strumento della cartografia elettronica, che permette di seguire il progresso delle barche in mare 24 ore su 24 è stato visitato 16 milioni di volte con 234 milioni di pagine visitate. I numeri totali verranno pubblicati nel corso del secondo semestre del 2012.

Lìapertura del nostro servizio dedicato alla conclusione della Volvo Ocean Race su FareVela di agosto

Let’s Do It Global, società organizzatrice della tappa finale di Galway in Irlanda, in un comunicato stampa ha dichiarato che sono stati ben 900.000 i visitatori del Race Village e del vicino Global Village nel corso dei nove giorni di presenza dell’evento.

Durante la tappa di Lorient del mese scorso, inoltre, Knut Frostad ha annunciato che le due società proprietarie del gruppo Volvo hanno garantito il supporto finanziario per la costruzione di almeno otto nuove barche da utilizzare per le prossime due edizioni. Porto di partenza sarà nuovamente Alicante, in Spagna, dove hanno sede gli uffici e il Museo, aperto di recente.

“La Volvo Ocean Race non è mai stata in forma migliore.” ha detto Knut Frostad, che ha preso parte ben quattro volte alla regata prima di diventarne il CEO nell’edizione 2008/09, “Malgrado il difficile scenario economico mondiale, la minaccia della pirateria nell’Indiano e una serie di danni alle barche maggiore di quella che avremmo gradito, siamo riusciti a portare a termine la regata di più grande successo della storia. Milioni di fan hanno visitato i race village e abbiamo anche avuto un notevolissimo aumento della copertura media con numeri che si avvicinano al doppio di articoli online sulla regata e del numero di pagine visitate sul nostro sito, un dato che potrà essere confermato una volta ricevuti i dati finali”.

Ricordiamo che lo storico successo di Groupama e Franck Cammas sarà analizzato a fondo nel nostro speciale in edicola su FareVela di agosto. Come già annunciato, la prossima edizione sarà disputata con i Volvo 65 One Design. Degli attuali 6 team, il solo Telefonica ha manifestato alcune perplessità dovute al fatto che la barca non possa essere costruita nel paese di appartenenza del team, cosa giudicata necessaria per l’economia nazionale spagnola. Tutti gli altri cinque team hanno confermato già la loro intenzione di partecipare alla prossima edizione del giro del mondo, in programma nel 2014-2015. A questi se ne dovrebbero aggiungere almeno altri tre (uno svizzero pare sia già sicuro) per raggiungere il numero di otto iscritti giudicato indispensabile dallo stesso Knut Frostad.

La nuova barca sarà un monotipo, disegnato dallo studio americano Farr Yacht Design e verrà costruita da un consorzio di cantieri con sede nel Regno Unito (Green Marine), in Italia (Persico Marine), Svizzera (Decision) e Francia (Multiplast). La nuova barca sarà considerevolmente meno costosa dell’attuale Volvo Open 70 utilizzato nelle ultime tre edizioni della regata, e permetterà quindi ai potenziali team di gestire una campagna competitiva con un budget di 12/15 milioni di Euro.

“Essere in grado di annunciare i piani per le prossime due edizioni ci mette in una posizione più forte che mai.” Ha detto Frostad. “Abbiamo anche decine di città interessate a ospitare la regata e il sostegno di Volvo mi dà grande fiducia di poter avere almeno otto barche sulla linea di partenza per le prossime due edizioni. Lo scorso mese abbiamo aperto al pubblico il nuovo Museo accanto alla nostra sede di Alicante e mi auguro che possa avere il successo che merita. Il futuro della Volvo Ocean Race è molto brillante.”

Date chiave:
Agosto 2012: inizia la costruzione delle nuove barche
21 dicembre 2012: pubblicazione del bando di regata
21 dicembre 2012: annuncio della nuova rotta per il 2014/15
Giugno 2013: varo della prima barca, le successive verranno completate una ogni sette settimane
Fine 2014: partenza della dodicesima edizione da Alicante

 

Tracciamo un nostro bilancio della Volvo Ocean Race, dopo essere stati presenti alla partenza da Alicante e alle tappe di Abu Dhabi e Lorient ed aver parlato con tutti gli skipper protagonisti, gli organizzatori e i media internazionali.

La regata

Mai si era vista una regata oceanica di così alto livello ed equilibrata. La VOR ontinua a essere, senza dubbi, l’evento oceanico di più alto livello e difficile che ci sia. Nessun’altra regata in equipaggio obbliga barche e uomini a navigare, in modalità regata, in condizioni così dure per giorni e giorni consecutivi. Ciò spiega anche perché le avarie, con barche così spinte al limite, alla fine abbiamo subito anche alcune gravi avarie. “Per essere più veloci bisogna percorrere il limite e vi sono volte in cui quel limite viene oltrepassato”, dicono i progettisti e i velisti con cui ci siamo confrontati.

Il livello tecnico dei team è altissimo, per cui è normale che con il proseguio di una regata che dura nove mesi alla fine le barche vengano messe a punto ed emergano i team, che hanno saputo crescere, come è riuscito appunto a fare Groupama.

Il documentario della Leg 9 Lorient-Galway

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Le barche

I Volvo 70 vivono ormai sulla continua ricerca del VMG perfetto. Arrivano a velocità elevatissime già con 15-20 nodi di vento. Personalmente abbiamo avuto l’opportunità di timonare Camper con vento sui 16 nodi ad angoli sul vento reale intorno ai 90°. La potenza sviluppata dal piano velico e dalla cantink keel ci è parsa enorme anche con solo un metro d’onda quando senza sforzo abbiamo toccato i 21 nodi di velocità. Fatichiamo a immaginare cosa possa voler dire navigare per giorni e giorni in mezzo all’oceano, con la barca sempre sbandata tra i 70 e i 100 gradi in un turbinio di acqua che spazza la coperta. La loro debolezza è però data proprio da questa estrema potenza che, portata in condizioni assurde per regatare (vedi le ultime 24 ore della Leg 8, con il duello Telefonica/Groupama decisivo per la vittoria finale), potrebbe esprimere velocità ben superiori ai 30 nodi ma difficili da gestire con stati del mare confusi. La ricerca dei materiali, come ha opportunamente notato, lo strutturista Stefano Beltrando nella sua analisi, consente prestazioni al limite e a volte si rompe, come accade in Formula 1 o altri sport meccanici che percorrono il “limite”. “Sta a noi capire quando non è proprio più possibile accelerare e deve prevalere la conservazione del mezzo”, ci hanno ripetuto sia Iker Martinez che Franck Cammas.

La scelta dei 65′ One Design è stata obbligata soprattutto da ragioni economiche. Nessun team, nell’attuale momento economico, potrebbe affrontare campagne da 20 milioni di euro. Certo, la ricerca della barca più veloce all’interno di una “Box Rule”, proprio come in Coppa America, è sempre stata parte della storia della Volvo Ocean Race e un monotipo, che tra l’altro non ha tra i suoi padri Juan Kouyoumdjian, il progettista vincitore delle ultime tre edizione rispettivamente con Abn Amro, Ericsson 4 e Groupana 4, può lasciare perplessi. Ma, in questo caso, prevale la logica del “o così o niente”, per cui, come ci ha detto Franck Cammas, “è una scelta obbligata e va bene così”.

Il rendering del Volvo 65 One Design

 

La copertura media

La spettacolarità della regata, con duelli fianco a fianco in pieno oceano trasmessi live, potrebbe raggiungere vette impensabili con gli One Design. La politica dei Media Man a bordo sarà ancora più accentuata, ci ha detto il direttore della comunicazione Jon Bramley, e costituirà una vera linea diretta con il pubblico. Nelle ultime tappe di questa edizione sono stati effettuati dei collegamenti livestream in diretta dall’oceano, con risultati spettacolari ogni oltre immaginazione. Un vero e proprio “reality” velico basato non su invenzioni ma sulla dura realtà che ogni giorno affrontano questi velisti. I prossimi One Design avranno quindi degli accorgimenti migliori per l’aspetto media e si può immaginare facilmente che l’interazione con il Quartier Generale ad Alicante e il pubblico Internet sarà totale, a beneficio dello spettacolo. In più nella Volvo Ocean Race abbondano le storie umane, l’avventura, i paesaggi irripetibili, tutto ciò che attrae il pubblico, sia quella specialistico sia quello generalista. A questo proposito, ci auguriamo che venta potenziata anche la parte specialistica, nella passata edizione a voltre trascurata per i montaggi a effetto “televisivo”.

Hanish Hooper di Camper vince l’Inmarsat Mediaman Award

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Il percorso

La pirateria nell’Indiano settentrionale ha causato non pochi problemi e la risalita fino ad Abu Dhabi, con imbarco sulla nave alle Maldive ha frammentato un po’ troppo la continuità della regata. Allo studio vi sarebbero forme alternative per coinvolgere i comunque importanti Emirati. Nove mesi di regata sono forse un po’ troppi e forse si potrebbe tagliare un mese con alcuni accorgimenti sul percorso. Le richieste di sedi di tappa sono molte e la nuova rotta sarà annunciata il prossimo 21 dicembre. Il Southern Ocean resterà sempre protagonista, così come il passaggio dell’Equatore, nell’edizione appena conclusa affrontato ben quattro volte. Tra le sedi di tappa grandi risultati e partecipazione hanno dato Alicante, Cape Town, Abu Dhabi, Auckland, Itajaì, Lisbona, Lorient e Galway, un po’ meno Sanya e delusione per Miami.

 

I team

Di Groupama abbiamo già parlato ampiamente nel giorno del suo successo.

Per gli altri cinque team:

Camper with Emirates Team New Zealand Per alcuni erano i favoriti ma il loro giro del mondo ha dovuto attendere l’ultima tappa per trovare una vittoria offshore. Chris Nicholson alla fine ha pagato l’avaria che lo ha portato a Puerto Montt nella Leg 5 e una cattiva tattica nella decisiva Leg 7. Bene mediamente nelle Inport Race. La barca progettata da Marcelino Botin aveva un buco nelle lunghe tratte reaching mentre era ottima con venti leggeri durante i molti passaggi equatoriali.
In generale solidi ma quasi mai entusiasmanti. Per il One Design si sono detti molto interessati.
Parziali nelle 9 tappe offshore 2-2-3-4-4-2-5-2-1 Parziali 10 tappe Inport 3-2-3-4-1-2-4-3-2-2

Puma Ocean Racing by Berg Propulsion Ken Read ci credeva, dopo il secondo posto del 2009 voleva vincere, ma la sua regata si è trasformata in una continua corsa di recupero dopo l’incredibile storia del disalberamento a Tristan da Cunha nel corso della prima tappa. Puma si è dimostrata poi veloce e ben portata, anche se Groupama è sembrata avere più sprint quando serviva. Ottimo, comunque, il suo finale di giro con la vittoria a Capo Horn. Il progetto di Juan Kouyoumdjian era ovviamente valido e il team ha saputo migliorarlo con il passare dei mesi. Anche Read ha giudicato con favore il One Design.
Parziali nelle 9 tappe offshore dnf-3-4-2-1-1-3-3-3 Parziali 10 tappe Inport 2-3-4-2-2-3-3-2-3-1

Team Telefonica Iker Martinez, lo skipper, ci è rimasto proprio male. “Sembrava fatta”, ci ha detto, “poi una serie di circostanze sfavorevoli, 5 punti lì, 5 punti di là, ci hanno fatto perdere un vantaggio che sembrava solido. Ancora non abbiamo capito bene cosa sia successo”. Dominatori della prima parte del giro, gli spagnoli sembravano velocissimi, ben organizzati, efficienti poi, da Itajaì in poi, qualcosa si è rotto, forse proprio alla voce determinazione, ma la “Roja” della vela alla fine ha pagato tutto proprio nella rottura del timone in Leg 8. Penalizzati dagli arbitri nella Inport di Lisbona.
Parziali nelle 9 tappe offshore 1-1-1-3-2-4-4-5-3 Parziali 10 tappe Inport 6-1-5-1-6-5-6-6-4-3

Abu Dhabi Ocean Racing Partito vincendo la prima Inport ad Alicante e rompendo subito l’albero 24 ore dopo, Ian Walker ha visto il suo giro subito trasformato in una regata di ricorsa, con l’aggravante di non aver avuto mai la stessa velocità del quartetto di testa nelle lunghe tratte reaching. Ammirevoli comunque le doti marinaresche del team nella riparazione con “bulloni passanti” nel Southern Ocean. Alla fine è arrivata anche la bella vittoria nella tappa transatlantica da Miami a Lisbona. Il progetto dello Studio Farr, ben costruito da Persico Marine, andrebbe rivisto ma ormai siamo al One Design. Parziali nelle 9 tappe offshore dnf-5-5-5-dnf-5-1-4-6 Parziali Inport 1-4-1-3-5-4-1-4-5-5

Team Sanya Unico team con una barca di penultima generazione (l’ex Telefonica Blue del 2008), quello di Mike Sanderson non aveva pretese, se non quello di provare a vincere una tappa. E c’erano quasi riusciti in Leg 2, con un’altra mossa vincente del navigatore Aksel Magdahl, vanificata dalla rottura di una sartia e il conseguente rifugio in uno sperduto porto del Madagascar.
Anche Mike Sanderson, skipper illuminante in ogni sua analisi, si è pronunciato a favore del one design: “L’unico modo per avere almeno 8 team al via e in questo momento è la priorità”.
Parziali nelle 9 tappe offshore dnf-6-6-6-dnf-dnc-6-6-5 Parziali Inport 4-6-5-6-4-dnc-5-5-6-6

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Barche, skipper e progettisti vincitori del giro del mondo:
Whitbread Round the World

1973/74 Sayula II, Carlin, MEX, S&S 65′
1977/78 Flyer, van Rietschoten, NED, S&S 65′
1981/82 Flyer, van Rietschoten, NED, Frers 65′
1985/86 L’Esprit d’Equipe, Pean, FRA, Briand 58,6′
1989/90 Steinlager 2, Blake, NZL, Farr 84′
1993/94 NZL Endeavour, Dalton, NZL, Farr 84′ (classe Maxi)
1993/94 Yamaha, Field, JPN, Farr 64′ (classe W60)
1997/98 EF Language, Cayard, SWE, Farr 64′

Volvo Ocean Race

2001/02 Illbruck Challenge, Kostecki, GER, Farr Volvo 60
2005/06 Abn Amro One, Sanderson, NED, Juan Kouyoumdjian V70
2008/09 Ericsson 4, Grael, SWE, Juan Kouyoumdjian, Volvo 70
2011/12 Groupama 4, Cammas, FRA, Juan Kouyoumdjian, Volvo 70

Arrivederci alla prossima edizione 2014-2015.

www.volvooceanrace.com

1 COMMENT

  1. the British sailing community does not share this level of enthusiasm. Yachting World seems to hate the VOR for some reason. It might have to do with the lack of british entries, but it can hardly be only that. Perhaps the departure from the spirit to the withbread is getting too large and too big to swallow.
    Among the improvement priorities, perhaps, a GB III entry should rank high up in your list.

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