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Les Sables d’Olonne, Francia- (Mauro Giuffré) Ripercorriamo la storia del Vendée Globe Challenge, la cui prossima edizione partirà il prossimo 10 novembre da Les Sables d’Olonne, partendo da una scena: è una serata fresca di fine ottobre del 1996, mancano pochi giorni alla partenza della terza edizione della regata, e due uomini dalle facce tese stanno bevendo un whisky in un bar nei pressi di Port Olona, sono due concorrenti del Vendée Globe. Il primo si chiama Cristophe Auguin, skipper di Geodis, e ormai da mesi, dopo avere accettato la proposta del suo sponsor per fare il giro del mondo, è inquieto. Ha paura e lo ha confessato alla sua grande amica Isabelle Autissier: “Non andiamoci Zaza, moriremo”. L’altro si chiama Gerry Roufs, è al suo battesimo con il grande Sud e continua a chiedere all’amico più esperto: “Quanto sono forti le burrasche laggiù?”.

Cambiamo scena e voliamo nell’Oceano Indiano Australe. Tra pochi giorni sarà Natale ma per gli skipper in gara la festa è ben lontana. Catherine Chabaud che si trova nelle retrovie avvisa il gruppo avanti di una discesa in picchiata del barometro: “Attenti ragazzi che fa sul serio, c’è una depressione molto profonda che non tarderà a raggiungervi”. Raphaël Dinelli, che partecipa al Vendée Globe su Algimouss fuori classifica per non avere terminato la qualificazione, comincia a sentirla e naviga a secco di vele.

Ecover di Mike Golding esce dal canale di Les Sables per la partenza della scorsa edizione del Vendee Globe. Foto Vapillon/DPPI

Sono le ore 13 del 25 dicembre 1996 e al centro organizzativo del Vendée Globe a Parigi, il direttore di regata Philippe Jeantot sta per sedersi a tavola con la sua squadra: un beep del computer lo riporta alla realtà. Raphaël Dinelli ha attivato i sistemi di allarme. Jeantot contatta gli skipper più vicini: scrive a Pete Goss di Aqua Quorum fornendo l’ultimo rilevamento di Algimouss. Pete Goss nel frattempo combatte con la stessa tempesta quando riceve il messaggio di Jeantot. Immaginiamo l’inglese seduto al tavolo di carteggio mentre legge un messaggio il cui contenuto è inquietante: tornare indietro, bolinare contro una burrasca che soffia fino a 70 nodi, cercare Dinelli, in una zona dove nessun aereo di ricognizione può effettuare un’ operazione di salvataggio. Pete Goss dichiarerà: “Sapevo che dovevo farlo, per me stesso, la mia famiglia e lo spirito del mare”. Porta la barca all’orza che si sdraia sull’acqua e inizia una bolina al massacro per cercare Algimouss. Raphaël Dinelli ha scuffiato, l’albero ha sfondato la coperta e l’acqua ha invaso la cabina: esce fuori, si lega al relitto e in pieno Oceano del Sud prova a sopravvivere. Il 26 dicembre un aereo da ricognizione sgancia delle provviste a Dinelli, con un messaggio: “Pete Goss 10 Hours in The South”. Il 27 dicembre all’1,09 di notte Philippe Jeantot non dorme e aspetta notizie. Finalmente arriva un telex: “Ciao Philippe, ho appena ricevuto il più bel regalo di Natale, Raphaël è a bordo, non è in ipotermia, siamo molto stanchi. Con affetto, Pete”. Le sventure del Vendée Globe 1996-1997 però non finiscono più.

La burrasca fa a pezzi la flotta. Quasi contemporaneamente il 5 gennaio Tony Bullimore di Exide Challenger e Thierry Dubois di Pour Amnesty International attivano i segnali di emergenza, entrambi hanno scuffiato. Il 9 gennaio i mezzi della Marina Australiana riescono a recuperare i due naufraghi: Tony Bullimore ha perso un dito ma le sue condizioni sono buone, come quelle di Thierry Dubois. Philippe Jeantot a Parigi ha però altri pensieri: la notte tra il 7 e l’8 gennaio i sistemi di rilevamento di Groupe LG 2 di Gerry Roufs non emettono più segnali: è qualcosa di gravissimo. Isabelle Autissier, Marc Thiercelin e Bertrand de Broc stanno battendo il tratto di mare dell’ultimo rilevamento, senza nessun successo in un mare spaventoso. Il CROSS ETEL che coordina le ricerche prende una decisione drammatica: ordina agli skipper di interrompere le ricerche, le condizioni del mare mettono in pericolo la loro stessa vita. Jeantot a Parigi, che non ha capito da chi arrivi l’ordine, si infuria. Isabelle Autissier, esausta, scoppia in lacrime. Il 24 agosto 1998, a sette mesi dall’incidente, un aereo militare cileno avvista il relitto di Groupe LG 2, di Gerry Roufs non c’è nessuna traccia.

Exide Challenger di Tony Bullimore rovesciato nell’oceano australe. foto PPL Media

Nel frattempo il 17 febbraio, lo skipper che aveva paura, Cristophe Auguin di Geodis, taglia il traguardo di Les Sables d’Olonne da vincitore in un bagno di folla. Il 23 marzo Pete Goss, dopo avere sbarcato Dinelli a Hobart, entra nel canale di Port Olona: ad accoglierlo ci sono 150 mila persone. Jacques Chirac lo decora cavaliere della Legion d’Onore e la regina d’Inghilterra lo nomina membro dell’Impero Britannico. L’impresa di Pete Goss riassume da sola la storia di questa regata. Questo è il Vendée Globe Challenge. Ma dove e come è iniziato tutto? Occorre tornare indietro nel tempo.

Dopo le imprese di Joshua Slocum, in molti si avventurarono senza successo nel giro del mondo a vela. Il mito della circumnavigazione del globo in solitario prendeva strada nei navigatori ma l’idea di una regata era ancora lontana. Fino a quando il 17 marzo 1968 il Sunday Times trasforma la leggenda in realtà: viene bandita una regata intorno al mondo, denominata Golden Globe, dalle regole semplicissime: partenza da un porto britannico in un periodo compreso tra giugno e ottobre e arrivo, dopo avere doppiato Buona Speranza, Leeuwin e Horn, sempre in un porto inglese. Chi vince si aggiudica un mappamondo d’oro. Partiranno in nove ma soltanto uno porterà a termine il percorso, Robin Knox Johnstone, dopo che Bernard Moitessier per sua scelta he deciso di non completare la regata proseguendo su altre rotte, seguendo il suo personale percorso di introspezione lontano dal consumismo occidentale, che racconterà nel suo libro La Lunga Rotta.

A rimanere affascinato da quella lettura c’è un ragazzo appena ventenne: il suo nome è Philippe Jeantot. Prima sub per necessità economica, poi navigatore per passione e professione, Jeantot è un nome importante nella saga del futuro Vendée Globe e non solo. Partecipa all’Around Alone, BOC Challenge, giro del mondo in solitario ma a tappe, che vince per ben due volte nel 1983 e nel 1987. Jeantot però, insieme a un altro gruppo di skipper, non è soddisfatto della formula della regata: le soste a terra durano troppo e le considera inutili, spezzano il ritmo degli skipper. Philippe vuole di più, vuole riprendere l’idea originale del Golden Globe e trasformarla in una regata a tutti gli effetti, con un’unica data di partenza e un solo porto di start e arrivo.  Se ne parla già durante il BOC 86-87 ma il progetto è difficile e i fondi da reperire sono molti, forse troppi.
Jeantot, vinto il suo secondo BOC, ne parla con giornalisti e politici. Ad ascoltarlo con attenzione alla fine è Philippe de Villiers, segretario di Stato della comunicazione del Governo Chirac.

Jeantot pensa a Les Sables d’Olonne come porto di partenza, città che lo ha supportato nei giri del mondo con il suo Crédit Agricole. Jeantot ovviamente non ha i fondi per realizzare il progetto ma pensa che lanciandolo ufficialmente si possano trovare: il 28 gennaio 1988 convoca all’Hotel Intercontinental di Parigi una conferenza stampa storica: a promuovere la “regata del secolo” ci sono addirittura Bernard Moitessier e Robin Knox Johnstone, la data della partenza è fissata per il 26 novembre 1989. Nessuno sa che Jeantot non ha un soldo per organizzarla, ma il conto alla rovescia è già iniziato e non mancano gli skipper interessati all’impresa. Sarà Philippe de Villiers a dargli l’aiuto necessario: lo accompagna davanti all’assemblea plenaria del dipartimento della Vandea per chiedere il finanziamento al suo progetto, che viene approvato all’unanimità. La “regata del secolo”, ribattezzata Vendée Globe dopo il finanziamento, aspetta solo di poter partire. Vi parteciperà anche Philippe Jeantot ma non sarà lui a vincere bensì Titouan Lamazou. Il resto è ormai storia come i nomi di Loick Peyron, Mike Plant, Jean-Luc Van den Heede, Alain Gautier, Christophe Auguin, Pete Goss, Michel Desjoyeaux, Vincent Riou: uomini che con le loro imprese hanno contribuito a creare la leggenda del Vendée Globe Challenge.

Il 10 novembre 2012, ne siamo certi, ad accompagnare la flotta fuori dal canale di Port Olona, ci saranno ancora una volta centinaia di migliaia di persone ad applaudire i solitari in partenza.

E l’Italia?

In mezzo anche un po’ di Italia, in una regata dove il pubblico applaude allo stesso modo il vincitore quanto l’ultimo: per primo ci ha provato Vittorio Malingri nell’edizione 1992-1993 con il suo Moana 60 Everlast Neil Pryde, ma alcune avarie gli imposero il ritiro. Nell’edizione 2000-2001 sono addirittura due i navigatori italiani a provare l’impresa e questa volta l’obbiettivo è raggiunto: Simone Bianchetti con Aquarelle taglia il traguardo in 121 giorni, mentre Pasquale De Gregorio, stoico, con il suo Wind impiegherà 158 giorni per arrivare a Port Olona. L’edizione 2012-2013 vede in partenza il navigatore Alessandro Di Benedetto a bordo di Team Plastique: la barca non è nuova bensì del 1998, ma Di Benedetto è uno skipper da imprese essendo stato l’unico a circumnavigare il globo sullo stesso percorso del Vendée a bordo di una barca di 6.50 metri.


Albo d’oro Vendée Globe:
1989-1990: Titouan Lamazou, Ecureuil d’Aquitaine, 109 giorni, 8 ore, 48 minuti, 50 secondi
1992-1993: Alain Gautier, Bagages Superior, 110 giorni, 2 ore, 22 minuti, 35 secondi
1996-1997: Cristophe Auguin, Geodis, 105 giorni, 20 ore, 31 minuti, 23 secondi
2000-2001: Michel Desjoyeaux, PRB, 93 giorni, 3 ore, 57 minuti, 32 secondi
2004-2005: Vincent Riou, PRB, 87 giorni, 10 ore, 47 minuti
2008-2009: Michel Desjoyeaux, Foncia, 84 giorni, 3 ore, 9 minuti

Quest’articolo prende spunto per i riferimenti cronologici e alcuni dei dialoghi riportati, dal libro “Il romanzo del Vendée Globe” scritto per i tipi di Mare Verticale da C.Agnus e P.Y. Lautrou in collaborazione con Cristophe Julliand.

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