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Peggotty Bluff,  Georgia Australe- Alle ore 15:30 UTC di oggi Tim Jarvis con il suo equipaggio della Shackleton Epic è approdato a Peggotty Bluff sull’isola della Georgia Australe, portando a compimento la prima parte del progetto che ripercorre l’epica impresa di Sir Ernest Shackleton del 1916. “Sono assolutamente soddisfatto e orgoglioso di questo equipaggio. Tutti noi abbiamo lavorato alacremente per superare le difficoltà incontrate fino ad adesso in questa spedizione e portarla a termine con successo. Il fatto poi di aver navigato per 800 miglia su questa piccola imbarcazione è la dimostrazione della nostra resistenza e dell’ottimo lavoro di squadra”. Sono state le prime parole di un emozionato e soddisfatto Tim Jarvis, a capo della spedizione Shackleton Epic, organizzata per rendere omaggio all’impresa di Sir Ernest Shackleton compiuta poco più di cento anni fa.

Tra il 1914 e il 1916 l’esploratore inglese tentò di attraversare l’Antartide dal Mare di Weddell (Oceano Atlantico) al Mare di Ross (Oceano Pacifico) a bordo dell’Endurance, che il 27 ottobre del 1916 finì però stritolata fra i ghiacci. Dopo aver trascinato l’unica scialuppa di salvataggio per chilometri lungo il pack antartico, dopo un’impegnativa navigazione da Elephant Island alla Georgia e una durissima traversata dalla catena montuosa innevata dell’isola, Ernest Shackleton riuscì ad allertare i soccorsi e a salvare le vite dei suoi uomini.

Dopo aver percorso 800 miglia in 12 giorni, l'equipaggio dell'Alexandra Shackleton arriva all'isola della Georgia del Sud, portando a termine con successo la prima parte del progetto commemorativo Shackleton Epic
Dopo aver percorso 800 miglia in 12 giorni, l’equipaggio dell’Alexandra Shackleton arriva all’isola della Georgia del Sud, portando a termine con successo la prima parte del progetto commemorativo Shackleton Epic. Credits: Shakleton Epic

Insieme ad altri cinque velisti inglesi e australiani (tra loro c’era anche Paul Larsen, che il 24 novembre in Namibia a bordo del suo Vestas Sailrocket 2 ha migliorato ancora il record di velocità a vela toccando i 67,74 nodi di picco sui 500m), Tim Jarvis è salpato il 23 gennaio scorso da Elephant Island, isola poco distante dalla Penisola Antartica, e, dopo aver percorso 800 miglia in 12 giorni, alle ore 15:30 UTC di oggi è approdato a Peggotty Bluff sull’isola della Georgia Australe, portando a compimento la prima parte del progetto. Una volta toccata terra, i sei uomini si sono abbracciati, festeggiando il buon esito della spedizione. Tra loro ricordiamo, oltre Paul Larsen e Tim Jarvis, lo skipper Nick Bubb, il nostromo Seb Coulthard, il cuoco Barry Gray e il cameramen Ed Wardle.

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L’abbraccio dei sei membri dell’equipaggio una volta approdati sulla spiaggia di Peggotty Bluff. Credits: Shackleton Epic

A bordo di Alexandra Shackleton – fedele replica della scialuppa di salvataggio di 22,5 piedi dell’Endurance – e dotati dei tradizionali ausili alla navigazione come sestante, cronometro, compasso e carte nautiche, i sei membri dell’equipaggio hanno incontrato lungo la rotta, compiuta a suo tempo da Sir Shackleton, ogni condizione meteo possibile, come riportato dalla nave appoggio Australis. Molto impegnativi sono stati i primi giorni di navigazione, quando hanno dovuto affrontare una burrasca con picchi di vento fino a 50 nodi e onde alte tra i 4 e i 7 metri. Passato il cattivo tempo, Alexandra ha proseguito la sua corsa molto lentamente a causa delle bonacce (secondo quanto riportato da Australis, avrebbe mantenuto una velocità media di appena 1 nodo). Infine, una volta giunti a circa 20 miglia dall’isola della Georgia del Sud, è calato un denso banco di nebbia. Così lo skipper Nick Bubb ha deciso di rimandare l’approdo alle prime luci dell’alba per non rischiare incidenti vista la conformazione rocciosa della costa. Così, nell’ultimo tratto, quando la nebbia si è diradata, un vento fra i 15 e i 20 nodi ha spinto Alexandra sulla sabbia di Peggotty Bluff.

Durante questi  11 giorni di navigazione, come hanno raccontato i protagonisti, “abbiamo vissuto un’esperienza faticosa che ci ha provato nella mente e nel fisico. Anche se tutti noi abbiamo compiuto viaggi molto più lunghi, questo si è rivelato senza dubbio il più impegnativo per la mancanza di spazio e le ristrette condizioni, anche igieniche”. Infatti non hanno avuto a disposizione una doccia o un bagno; non si sono potuti cambiare i vestiti; sono riusciti a dormire poco visto l’esiguo spazio sottocoperta; la loro dieta si è basata sul pemmican, un tipo di lardo preparato in America; inoltre si sono dovuti anche difendere dalle temperature glaciali, sempre sotto lo zero.

Adesso che la prima parte della spedizione è stata conclusa, si aprono davanti a loro le cime innevate della catena montuosa dell’isola della Georgia Australe. Dovranno scalarle e arrivare alla vecchia stazione baleniera di Stomless, nella costa settentrionale dell’isola, proprio come fece Sir Shackleton cento anni fa.

shackletonepic.com

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