SHARE

Genova- A una settimana dalle elezioni nazionali, il presidente di UCINA, Anton Francesco Albertoni, ha inviato ai candidati di Camera e Senato una lettera in cui enuncia i punti essenziali della terapia d’urto necessaria per far ripartire la nautica in Italia.

Secondo la Confindustria della nautica,a  pesare maggiormente sulla crisi di tutto il settore sarebbero la mancanza di una visione globale e le politiche amministrative penalizzanti.

Il Piano presentato si articola in azioni e interventi tra cui emergono alcune priorità: una fiscalità più agile e premiante per le aziende del settore, interventi di semplificazione amministrativa attraverso la revisione del Codice della Nautica, sostegno allo sviluppo della rete infrastrutturale in ottica “green”, nuove politiche per la formazione e una strategia unitaria per la promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana.

Ucina-accordo-in-cina

Secondo i dati rilasciati da UCINA, nel quadriennio 2008-2011 l’industria nautica nazionale ha dimezzato il proprio fatturato, passato da 6,2 miliardi a meno di 3,5 miliardi di euro, subendo una contrazione del mercato interno di circa l’80%. La prima conseguenza di questa contrazione è ricaduta sul lavoro, che registrato una perdita di 18.000 posti diretti e di altri 20.000 nell’indotto. Una prima stima relativa al 2012 evidenzia un possibile calo del fatturato globale sul 2011 di un ulteriore 20%, dato che riporterebbe l’industria ai livelli del 2000 e, nel corso dello scorso anno, le sole mancate entrate dirette per l’erario provenienti dalla filiera turistica sono state circa 1 miliardo di euro.

In ambito fiscale il piano prevede l’equiparazione dell’IVA sui servizi portuali turistici (21%) a quella applicata alle strutture turistico ricettive (11%), come già avviene oggi in Francia e come sperimentato con successo dal Friuli Venezia Giulia.

Inoltre si richiede l’istituzione di un contratto nazionale di lavoro per il settore nautico, attualmente frammentato tra quelli metalmeccanico, legno, plastiche e chimico tessile, misura che consentirebbe ad imprese e lavoratori di avere un unico standard normativo di riferimento.

Per quanto riguarda invece la semplificazione amministrativa, UCINA torna a chiedere a gran voce decreti legislativi per aggiornare il Codice della Nautica emanato nel 2005, i cui termini di revisione previsti ad un anno e mezzo dall’entrata in vigore furono lasciati scadere.

In quest’area UCINA chiede inoltre che le competenze sui controlli a mare sui diportisti siano assegnate alle sole Capitanerie di Porto e alla Guardia di Finanza, in modo da semplificare le modalità di tali controlli, cosa che consentirebbe peraltro di ottimizzare le risorse necessarie per il loro svolgimento, in un’ottica di spending review.

Le misure prioritarie per UCINA in ambito infrastrutturale riguardano l’introduzione di canoni agevolati per la creazione di nuove strutture “green” (porti a secco) per la piccola nautica e l’attuazione della norma che prevede la destinazione al diporto delle aree non utilizzate dei porti commerciali, soluzione quest’ultima che permetterebbe di utilizzare al meglio gli spazi attualmente già disponibili, contenendo la realizzazione di nuove strutture con ricadute positive in termini di tutela ambientale e paesaggistica.

Infine l’associazione confindustriale ritiene necessario un piano integrato di promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana che, per competenza, potrebbe trovare nell’Enit il soggetto attuatore.

www.ucina.net

1 COMMENT

  1. Sarebbe l’ora che i nostri prossimi governanti prendessero finalmente coscienza dei grossolani errori commessi dai loro predecessori che hanno messo in ginocchio la nautica italiana, con gravissimo danno per tutto il Paese.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here