Napoli- La nuova Coppa America, anche se nella sua versione minore degli AC45, è pensata e costruita su misura per le televisioni. Se non fosse per la stupefacente bellezza del Golfo di Napoli, con migliaia di persone assiepate sui moli di Mergellina, sulle scogliere di Via Caracciolo fin sui bastioni di Castel dell’Ovo, il sole che abbronza chiunque, anche i tosti velisti anglosassoni, il profilo di Capri all’orizzonte e l’abbraccio di Posillipo e del Vomero, davvero poco si capirebbe di ciò che accade in mare. Eppure alla “gente”, quella che segue il circo di questa Coppa America che Coppa non è, lo spettacolo comunque appassiona. Sono a migliaia a Via Caracciolo, in quanti capiscano qualcosa di ciò che accade è altro discorso. Affascina il glamour dei velisti, l’ambiente internazionale, la possibilità di toccare con mano lo sportivo. E in questo senso alla vela, questa Coppa non può che far bene. Piace sempre meno ai velisti ma sempre di più al pubblico generalista, almeno quando c’è una barca bianca con la scritta Prada sull’ala. Qualcosa e qualcuno per cui tifare.



Vista in televisione, rigorosamente dalle 14 alle 16 come se fosse una partita di calcio, invece la regata è avvincente, ben ripresa dalle infinite angolazioni e capace di coinvolgere lo spettatore-tifoso, con le enormi ali-spazi pubblicitari che girano su e giù per lo schermo, tra righe virtuali degne del Football americano o soggettive ravvicinate da primo piano sugli occhi del pitcher che sta per scagliare il lancio decisivo nelle World Series di baseball. L’influenza dello sport professionistico americano e della Formula Uno è evidente ed è esattamente ciò che Russell Coutts, Paul Cayard e Larry Ellison volevano. Proprio come a Monza o ad Abu Dhabi, i paddock sono pieni di ospiti che fanno a gara per strappare un accredito Vip. Al di fuori del recinto, lo spettatore comune spera almeno nella foto con il campione. Tra una birra e un piatto di pasta, basta uno sguardo appena sfuggente allo schermo che trasmette l’evento per sentirvisi dentro. Per farne parte.
Max Sirena parla in mixed zone dopo le regate di oggi:

Se non ci fosse Napoli… l’unica città che ha pagato davvero i denari esagerati che AC Event Authority voleva per concedere l’evento. Dalle altre sedi delle AC World Series infinitamente meno. In verità, Larry Ellison dovrebbe pagare lui per un ritorno di marketing enorme per la Coppa, grazie al sole e al mare italiano, alla passione del pubblico, all’impegno di Luna Rossa che ha onorato l’impegno con i suoi due equipaggi migliori, cosa che invece Oracle e Artemis non hanno fatto, restando nella SF Bay per migliorare i loro AC72 che sin’ora un po’ stentavano. Max Sirena, lo skipper di Luna Rossa, ci tiene a precisarlo: “Domandatelo a loro perché non sono venuti in forze, noi ci siamo e abbiamo onorato questa città”. Ma il pensiero è, ovviamente, anche per il resto del team italiano a San Francisco: “La nave con l’AC72 dovrebbe essere arrivata oggi a San Francisco. Nei prossimi giorni la scaricheranno e ci saranno un paio di settimane di lavori, con importanti e significative modifiche, soprattutto sui foil, per i quali ci saranno delle novità e saranno abbastanza diversi all’occhio… Il programma è di iniziare a navigare tra l’8 e il 10 maggio a San Francisco”.

Se non ci fosse Napoli… nel bene e nel male, visto che tra tante barche a vela, con ali, mezzi appoggio, barche boe, gommoni dei team e dei vari ospitality, è proprio l’enorme quantità di mezzi ipoteticamente di sicurezza ma praticamente inutili che vagano per il Golfo a sembrare fuori posto. Mezzi della Guardia di Finanza che escono a 20 nodi da Mergellina facendo sbattere gli AC45 al gavitello, polizia provinciale, guardia costiera, polizia su motovedette o moto d’acqua, mezzi, rigorosamente con qualche amico degli amici a bordo. L’Italia che non ci piace, ma Napoli è così, prendere o lasciare e, alla fine, l’atmosfera a Via Caracciolo è decisamente piacevole. La gente si diverte, i velisti si impegnano e poco importa se gli aficionados della vecchia Coppa storcono il naso.
Le regate di oggi
Ah già, c’erano anche quelle. Il leader della giornata è Ben Ainslie, che ottiene un terzo nella prima prova e una netta vittoria nella seconda. Luna Rossa Piranha ottiene un 4-2, mentre Swordfish chiude con un doppio 5. Oracle Team USA con Tom Slingsby al timone conclude secondo la prima prova, dopo aver perso la testa per una penalità, e sesto la seconda. Emirates Team New Zealand vince la prima prova e termina quarto la seconda.
Questa la classifica:
Overall Stdg |
Team | Race 2013-04-18 |
Race 2013-04-18 |
Race 2013-04-19 |
Race 2013-04-19 |
Race 2013-04-20 |
Race 2013-04-20 |
Race 2013-04-21 |
Total Pts |
|||||||
Stdg | Pts | Stdg | Pts | Stdg | Pts | Stdg | Pts | Stdg | Pts | Stdg | Pts | Stdg | Pts | |||
1 | J.P. MORGAN BAR | 3 | 9 | 1 | 12 | 21 | ||||||||||
2 | EMIRATES TEAM NZ | 1 | 12 | 4 | 8 | 20 | ||||||||||
3 | LUNA ROSSA PIRANHA | 4 | 8 | 2 | 10 | 18 | ||||||||||
4 | ORACLE TEAM USA SLINGSBY | 2 | 10 | 6 | 6 | 16 | ||||||||||
5 | ENERGY TEAM | 7 | 5 | 3 | 9 | 14 | ||||||||||
6 | LUNA ROSSA SWORDFISH | 5 | 7 | 5 | 7 | 14 | ||||||||||
7 | ARTEMIS WHITE | 6 | 6 | 7 | 5 | 11 | ||||||||||
8 | CHINA TEAM | 9 | 3 | 8 | 4 | 7 | ||||||||||
9 | HS RACING | 8 | 4 | 9 | 3 | 7 |
Nei Match Race:
HS Racing (Hagara-Steinacher Red Bull) batte China team nel match di qualificazione.
Luna Rossa Swordfish supera Artemis nel suo quarto di finale.
Ben Ainslie Racing batte Energy Team.
Le semifinali saranno quindi tra BAR Racing e il vincente del quarto tra HS Racing vs Oracle e tra Luna Rossa Piranha e il vincente del quarto tra Luna Rossa Swordfish ed Emirates Team New Zealand.
“Non c’è mai stato un momento nel quale ci siamo sentiti al sicuro – ha spiegato il vincitore dell’America’s Cup e della Louis Vuitton Cup, Dean Barker, skipper di Emirates Team New Zealand – In alcuni frangenti guadagnavamo moltissimo, in altri non riuscivamo a contenere gli avversari. Ce la siamo cavata come abbiamo potuto”.
Al terzo posto della classifica provvisoria staziona Luna Rossa Piranha di Chris Draper. Il campione iridato 49er punta a ripetere le gesta dello scorso anno, quando, proprio a Napoli, ha guidato l’allora debuttante team italiano al successo.
“È stato uno di quei giorni nei quali speri di cavartela tra un salto di vento e l’altro – ha commentato Ben Ainslie, che ha ospitato a bordo l’Ambasciatore inglese in Italia, Christopher Prentice – Il vento era davvero molto instabile. E’ stata una sfida nella sfida”.
“È stata una buona giornata, anche se non posso dire sia stata ottima – ha detto Draper – Abbiamo perso qualche opportunità e ci siamo dovuti accontentare di un quarto e di un secondo. Cercheremo di fare meglio domani. Non mi sono affidato abbastanza al mio istinto quando avrei dovuto farlo e ho cercato di risolvere la situazione quando invece le chance erano limitate”.
Tom Slingsby di ORACLE TEAM USA e Roman Hagara di HS Racing sono stati penalizzati per aver superato i limiti. Nel caso di Slinsgby ha significato veder svanire la vittoria nella prima regata: “Stavamo guidando la prova con tranquillità, ma non mi sono accorto che eravamo prossimi a superare i limiti del campo di regata e secondo il sistema siamo andati lunghi. Finita la regata ho detto al mio team di ricordarmi di verificare il posizionamento dei limiti del campo di regata”.
Va detto che questa regola dei limiti virtuali è davvero assurda e priva di qualunque senso tecnico. Slingsby stava controllando comodamente la regata ma ha dovuto subire il sorpasso dai kiwi per un limite che dal punto di vista marinaresco e di tecnica velica non ha alcun significato.