Pointe a Pitre, Guadalupa- Può un secondo posto trasformarsi in una vittoria? Giancarlo Pedote ci ha detto di avere dentro un fuoco che lo consuma per ciò che gli è capitato alla fine della Transat e per lui, no, non sarà mai così nè potrà esserlo. Da vero sportivo e professionista della vela, lui, dice “era venuto alla Mini per vincerla, non per fare secondo”. E primo lo aveva fatto sull’acqua, dando spettacolo in sedici giorni di passione, con punte medie impensabili per un barchino che sarà ipertecnologico ma è pur sempre di sei metro e mezzo. Dettagli sconosciuti a noi che seguivano da terra, vista la totale mancanza di comunicazioni voluta dall’organizzazione, che scopriremo man mano in questa intervista che il fiorentino ci ha concesso subito dopo il primo meritato riposo in Guadalupa. Una dozzina scarsa di ore, che non sono bastate però per raffreddarlo e spegnere quel fuoco, perché Pedote dice appunto subito che lui questa regata doveva vincerla. E l’aveva vinta. Fino a quel bompresso…

Per tutti gli altri, invece, sì. Per noi osservatori, per le migliaia di velisti che l’hanno sostenuto con una passione e stima condivisa, per gli stessi altri concorrenti della Transat 650 2013 quella di Giancarlo Pedote è una delle imprese migliori nella storia della vela oceanica italiana. Osiamo. Addirittura è già un modello da seguire, come umiltà, attenzione e serietà nella preparazione, competenza tecnica, impegno. Farà bene a Michele Zambelli, ad Alberto Bona, anche loro protagonisti di un’ottima regata. Servirà da esempio. Chiunque voglia, d’ora in poi, cimentarsi con quella course au large tricolore che sta crescendo dovrà tenerne conto. Una disciplina che non è più Soldini dipendente, ma che sta diventando adulta e conta ora anche su Pietro D’Alì, Stefano Raspadori, Andrea Mura, Gaetano Mura, Marco Rodolfi, lo stesso Di Benedetto, gli altri ministi già citati. Tutti impegnati nelle grandi classiche del circuito.
Già, perché Pedote avrà anche perso la “Sua” regata ma è entrato nella storia della vela italiana. Ha portato, ci pare, a un livello “superiore” la stessa Minitransat, quell’evento nato come sfida romantica e quasi al limite delle possibilità che invece oggi è una magnifica regata, di altissimo livello, in cui si spinge, spinge, e poi ancora si spinge, con un piccolo guscio di materiali plastici che sostiene un piano velico enorme contro condizioni pazzesche, come possono essere quelle di tre settimane di Oceano Atlantico dalla Biscaglia alle Antille. Anche i francesi dovranno prima o poi rendersene conto, migliorando alcuni aspetti organizzativi e mediatici che in questa edizione non hanno brillato.
Un Gabart della Minitransat, ci verrebbe da dire, visto che come il buon giovin Francois ha vinto il Vendee Globe con una preparazione mai vista prima, il fiorentino ha affrontato questa regata come conclusione di un percorso professionale, condito già da un quarto posto alla Transat del 2009, che lo ha portato a mettersi in gioco “a casa di quelli bravi”, come è indispensabile per emergere. Misurarsi con i migliori, e così ha fatto. Prendendo casa a l’Armor Plage, presso quella capitale mondiale della vela oceanica che è la bretone Lorient. Lì ha studiato e si è applicato. Lì si è allenato con il suo perfezionismo. Dove ha anche messo su famiglia con Stefania, che lo segue con attenzione e dedizione e dove ora c’è anche il piccolo Aurelio, il gioiello di famiglia.
Ed è lui, quindi, che vogliamo ascoltare, per sapere com’è andata davvero. Ecco quindi l’intervista, che il velista fiorentino affronta ancora con la barca lunga da marinaio di diciannove giorni d’oceano. Con quel fuoco dentro che continua ad ardere. E mille domande, secche, tormentate. Come chi cerca di migliorare sempre. Un evento alla volta. Una risposta la vela italiana, però, già ce l’ha, una conferma di quanto avevamo già visto nella crescita continua degli anni scorsi. Giancarlo Pedote, 38 anni, da Firenze, è ormai una realtà della vela oceanica internazionale e vale ogni singolo euro che gli sponsor vorranno investire su di lui.

FareVela In Italia tutti le stanno facendo fior di complimenti, ma lei sembra un po’ arrabbiato…
Giancarlo Pedote No non sono arrabbiato, è che non capisco come possa essere andata così. Io ero alla Transat per vincerla e mi ero preparato in due anni per farlo e lo stavo facendo. Può sembrar brutto dirlo, ma non ero qui per far secondo e ho lottato ogni singolo momento dopo essermi preparato per farlo. Semplicemente dentro di me penso che una parte di tutto questo lavoro non mi è tornata indietro. Poi, so di aver fatto tutto il possibile e non mi rimprovero nulla. Solo che questa regata dovevo vincerla. Benoit non l’avevo praticamente mai visto nelle regate della stagione Mini, lo vedevo in partenza e poi non più. Per questo continuo a pensarci.
FV Ma, secondo molti in Italia, lei è il vincitore morale dopo una prestazione eccezionale. Dopo il record sulle 24 ore per un Mini con 273 miglia, non le basta?
GP Ringrazio tutti, quando ero in oceano, quando sei chiuso con te stesso in quei pochi metri quadrati che è un mini, mi dicevo che sentivo la forza e la spinta di tutta quella gente che mi sosteneva, sentivo quasi le loro urla di incitamento, ma alla fine io sentivo di meritarmi questa vittoria per tutto il lavoro fatto, non è andata così, ma ho lottato, eccome se ho lottato. Sono successe molte cose, sin dalla prima notte, di cui da fuori magari non vi siete nemmeno accorti, ma è stata dura.
FV Volevamo iniziare dalla fine, dalla rottura del bompresso a 300 miglia dall’arrivo, ma ci racconti…
GP Eravamo a Finisterre, dopo la partenza da Sada. La prima notte, se fate attenzione al tracking, la barca a un certo punto si è come fermata. A 11-12 nodi la barca ha urtato qualcosa di molto duro e si sono spaccate le viti che tenevamo le guance del timone. Ho chiamato via Vhf un concorrente vicino, che guarda caso era proprio Benoit Marie per dirgli che avevo rotto un timone e che in quella situazione, con 30 nodi, poteva essere pericoloso. Ho lavorato un’ora e mezza con le braccia dentro l’acqua, tutto completamente legato per non cadere fuori bordo, con la testa in acqua per cercare di rimettere a posto le viti, con un cacciavitino in mano e una vite del 7 nell’altra. Alla fine sono riuscito a rimettere tutto in posizione. Sono stato fermo quasi tre ore, ma vado avanti, rimetto su tutte le vele e vado all’attacco, ma dopo altre quattro ore suona l’AIS ed era Benoit, che mi era arrivato dietro. Ho continuato a spingere…
FV Abbiamo la sensazione che stia per dirci qualcosa…
GP Ero a 150 miglia da Puerto Calero e, a un certo punto, ho scoperto che nell’urto che mi aveva danneggiato il timone si era creata una piccola fessura di 15 cm in prossimità del meccanismo che permette alla chiglia di basculare. Una cosa gravissima, perchè quello è il cuore della barca e lì mi sono detto, hai due scelte, o mi fermo a Puerto Calero per riparare, perché come fai a riparare una cosa che secondo i movimenti della barca si apre e si chiude… Ma se mi fermo a Lanzarote, la regata la perdo, non potrò mai vincerla… e quindi ho deciso di tentare il tutto per tutto. Ho preso tutto il dyneema che avevo a bordo, tutti gli anelli, ho fatto una specie di cascata e ho legato tutto per mettere in forza sul winch per chiudere la fessura e ho cominciato a laminare e a fare la resina con 30 nodi di vento. Con la barca che partiva in surf a 13 nodi. Vibrava tutto, non riuscivo a tenere nulla fermo e quindi mi sono dovuto ingegnare per far tutto bene. Sono anche orgoglioso di come ci sono riuscito, sarebbe stato da filmarlo ma resterà solo nel mio immaginario. Sono riuscito a riparare la fessura. Ho messo dei biassiali da 200 grammi un po’ in tutti i sensi per cercare di limitare i momenti di flessione. Appena finito sono schizzato al timone e ho cercato di rendere la barca più stabile possibile in modo che tutto si seccasse bene. Al traverso di Puerto Calero, ho detto questa è l’ultima occasione, o ti fermi adesso per fare una seconda riparazione o continui. Sono stato mezz’ora sotto pilota con le mani sulla riparazione per sentire se tutto aveva preso bene, se tutto teneva e ho percepito che sembrava andata bene e ho proseguito.
FV Da fuori abbiamo apprezzato molto la scelta tattica di lasciare Gran Canaria a dritta mentre gli altri la lasciavano a sinistra. Abbiamo visto bene? Era voluta?
GP Mah, per me è stata abbastanza obbligata. Normalmente ci dovrebbe essere l’Aliseo da NE per lasciare tutte le Canarie a sinistra, ma io sono arrivato con la situazione di vento da nord strambando, per me lasciare tutte le isole a sinistra avrebbe significato molto reaching e poca poppa mentre ho avuto l’occasione di scendere subito e guadagnare del sud e mi sono buttato tra Gran Canaria e Fuerteventura per avvicinarmi ai 20° Sud alla ricerca dell’Aliseo profondo.
FV E pare abbia pagato in quella fase.
GP Mah, a dire il vero non così tanto come mi aspettavo, credo di aver guadagnato bene più per la velocità di Prysmian. Onestamente non ho avuto ancora il tempo di riguardare bene la cartografia.
FV A proposito di velocità, cosa ha scoperto di nuovo nel tuo sviluppo di Prysmian (che ricordiamo ha vinto la Transat nel 2011 con David Raison, Ndr)?
GP Io ho tirato di brutto, ho scoperto ieri di aver fatto il record sulle 24 ore (273 miglia, Ndr). Penso di aver fatto un buon lavoro, ero completamente fuso in quel mio piccolo mondo di quella piccola barca, fatto di sensazioni e quindi, come dire, scopri dei piccoli accorgimenti, come mantenere la barca sempre nei numeri elevati. La barca ha dei momenti in cui si solleva sull’acqua e ti pare di essere completamente fermo, guardi il gps e fai 13 nodi.
FV Poi è arrivato il suo allungo e poi la bonaccia in mezzo all’Atlantico…
GP Lì avevo un solo scopo, guadagnare del Sud appena possibile, ma era davvero complesso perché l’Aliseo quest’anno era bucato e quasi assente, se non in basso. Ancora devo iniziare il debriefing e ci sono molti dettagli che devo ancora capire.
FV Poi il buon posizionamento sopravvento per il nuovo vento da NE in arrivo e il nuovo allungo fino a 47 miglia con due giorni di regata. E qui siamo arrivati al momento chiave. Allora, ci racconta cosa è successo esattamente?
GP Eravamo a 300 miglia dall’arrivo, il vento era un po’ calato a 18 nodi. Ero con una mano di terzaroli e spinnaker medio. C’era onda residua. A un certo punto due onde si sono sommate tra di loro e hanno formato come una grossa lama. La barca si è trivata sulla cresta e si è intraversata con i timoni fuori dall’acqua. E’ arrivata una raffica e, per quanto abbia tirato la barra a me i timoni erano fuori dell’acqua e lo spinnaker si è trovato con tutto il carico del vento e il bompresso non ha sopportato il carico ed è scoppiato in due come un palloncino. Mi sono quindi ritrovato a 300 miglia dall’arrivo con il bompresso rotto in due. Il lavoro per ricostruirlo è stato meticoloso, dopo tre ore l’avevo completamente riparato e dopo sei ore l’avevo già rimontato mettendo su il gennaker a monte della frattura. Lo spi grande era diventato molto instabile ed era molto dificile tenerlo. Con il medio andava bene, ma con il grande era un problema. Lì ho perso un nodo, un nodo e mezzo per diverse ore e dovevo anche andare più puggiato di almeno 15° per non forzare troppo sul bompresso. Oggi ho fatto un video che vi manderò per capire meglio.

FV A quel punto si dava ancora delle chance?
GP Tutte le chance, perché mi dicevo dopo aver riparato un bompresso rotto in quel modo in sole tre ore la vita mi deve premiare per forza. Dentro di me dicevo… avrà anche lui un problema, resterà in una bolla senza vento. E poi ero così programmato per vincerla questa regata che non immaginavo una fine differente dalla vittoria. Pensavo che sarebbe successo qualcosa sulla linea. Ci ho sperato fino a che, a 10 miglia dalla Guadalupa mi trovo una barca dietro che mi fa suonare l’AIS e mi fa, “lei è un concorrente della MiniTransat, ho avvisato la direzione di corsa che sta arrivando”. E io: “E’ arrivato qualcun altro?”… “Sì, è arrivato un altro Mini da 10 minuti”. E lì, ho capito che era finita. L’avventura è finita…
FV A proposito, ma questa regola che vi danno solo le distanza dall’arrivo una volta al giorno non è un po’ anacronistica, con lo sviluppo tecnico e agonistico che c’è stato nei Mini?
GP No, non credo. Penso che la regata debba rimanere nella sua forma primitiva, per permettere a un marinaio di venirne fuori. Secondo me il Mini è bello per questo, devi essere un po’ in quella fase in cui deve venir fuori il marinaio vero. Devi immaginare dove è il tuo avversario. Io ho sempre fatto delle stime molto precise di dove poteva essere lui. Sapevo che ero più a sud e immaginavo dove fosse lui, per cui potevo elaborare una tattica di massima.
FV Vi siete mai visti?
GP No, mai. Ma come ho detto ci siamo sentiti via Vhf quando ho totto il timone a Finisterre.
FV Ha ripensato alla tappa annullata?
GP Mah, sì che ci ripensi ma tanto non serve a nulla. Certo, dici che se anche mi avessero riconosciuto il 25 per cento del distacco che avevo dato a Benoit a Sada la Transat l’avrei vinta, ma non serve a nulla ripeto. Per me questa era un’occasione di mettere in risalto il lavoro che sto facendo da due anni dal mio eremitaggio a Lorient. Ero programmato per non pensare a un risultato diverso dalla vittoria. Magari non è giusto pensarlo ma ognuno è responsabile dei propri atteggiamenti mentali e io credo di esserlo dei miei. Ho dell’amaro in bocca perché sento che mi è sfuggito qualcosa che mi ero guadagnao con il lavoro, non essere stato in grado di regalare a tutti gli amici, di cui sentivo le grida nelle mie orecchie in mezzo all’oceano, ciò che io sognavo.
FV Veramente pare che la vela italiana sia molto fiera di lei… Pensa di aver finito con i Mini?
GP Sicuramente metterò in vendita la barca e credo sia il momento di passare a un progetto diverso. Farò una riunione con tutti gli sponsor e faremo il punto. Io posso proporre delle idee poi sono delle decisioni che dovremo prendere tutti insieme.
FV Per esempio l’Imoca 60 di cui ci parlò un anno fa?
GP Certamente l’Imoca avrebbe potuto essere il premio se io avessi strappato l’uno qui. Certo, assolutamente ci penso. Non sono riuscito fino in fondo nel mio proposito e magari mi sento meno in diritto di avere tutte le carte per proporre un progetto del genere, ma sì, è un progetto che mi sentirei bene sulle spalle. Del resto ho regatato nei Proto e gli Imoca sono dei prototipi. Ci penso eccome.
FV Che ne pensa della regata degli altri italiani?
GP Mi creda, non ho avuto assolutamente il tempo da quando sono arrivato di guardare la cartografia. Un’intervista dopo l’altra, 5 minuti per mangiare, un po’ di riposo ed eccomi qui a parlare con FareVela. So, però, che Michele Zambelli e Alberto Bona sono ben dentro i primi dieci ed è un grandissimo risultato.
FV Quanto è stata dura fisicamente nei 19 giorni?
GP Ero molto allenato. Certo, ci sono stati momenti in cui spostare i pesi in barca era dura, non andava mai bene niente vista l’instabilità dell’Aliseo. Mi sono sentito però all’altezza del mezzo, in forma con la preparazione. Cerco di non tralasciarla mai. Nel 2009 ne avevo fatti 21 di giorni.
FV E su Prysmian si è mangiato bene?
GP Sì, avevo dei liofilizzati ottimi e poi il mio caro amico di Follonica Simone Gesi mi aveva mandato tutti i sacchettini preparati da sua mamma, in cui aveva messo prosciutto toscano, parmigiano, salciccia di cinghiale, anche del salame piccante… Qualcosina l’ho lasciata a casa, ma era piacevole navigare e trovare un pacchetto preparato da un amico. E poi ci aveva messo dei bigliettini… questo lo mangi quando hai bisogno di sprint, quest’altro… Fa piacere
FV Fa piacere anche a noi aver potuto assistere alla sua prova. Complimenti da tutta la vela italiana, che, le assicuriamo, l’ha seguita con grande attenzione. Grazie.

La situazione della Transat
Remi Fermin ha concluso lunedi sera al terzo posto nei Proto. Michele Zambelli con Fontanot è ottimo ottavo a 924 miglia dall’arrivo. Nei Serie il leader Aymeric Belloir è atteso all’arrivo mercoledì mattina. Alberto Bona con Onlinesim.it è risalito al settimo posto a 960 miglia dall’arrivo. 25.Fornaro a 1.394; 28.Cuciuc a 1.491; 33.Iacopini a 1.592 miglia.
L’ho già scritto e lo ripeto, il vincitore morale della minitransat 2013 è Giancarlo Pedote, dovrebbe riconoscerlo anche il suo avversario francese che gli è stato quasi sempre dietro. Sappiamo bene che la sfortuna può distruggere in un attimo il lavoro del più bravo marinaio, che comunque resta il migliore. Grazie Giancarlo.
Bellissima intervista e grande Giancarlo!
Ottima intervista, che completa e spiega quanto avevamo appreso seguendo la regata, ma soprattutto ci fa conoscere meglio non solo le doti di eccellente “marinaio” di Giancarlo Pedote, ma soprattutto le sue eccezionali doti “umane” che senza dubbio gli consentiranno di conseguire altri successi di rilievo nel prossimo futuro.
Giancarlo dimostra che non è il talento, ma il lavoro duro, e il dovere di onorarlo, in questa regata meccanica, riconosco in lui l’artista iperrealista, e la sua opera ora è a disposizione di tutti.
l’amarezza per questo secondo posto, non diminuisce sicuramente l’ apprezzamento per le doti e capacità di Giancarlo. Dategli un bell’ IMOCA 60
Capisco la grande delusione del nostro fantastico Skipper, ma la Giuria assolutamente non all’altezza ha falsato la Regata con l’annullamento della prima tappa,chi era arrivato doveva essere classificato per gli altri una giusta neutralizzazione per motivi di sicurezza, ciò avrebbe consentito una gestione della Regata diversa e sarebbe stato un giusto riconoscimento Sportivo per chi lo aveva meritato sul mare.Buon vento a tutti
Un grande marinaio. Un’impresa eccezionale. Deve tornare in regata con un progetto importante. Se lo merita.
Giancarlo è il vincitore morale,ha vinto come uomo innanzitutto,ed ovviamente come velista.Merita il meglio e mi auguro che gli venga riconosciuto da tutti.
Grazie dell´intervista Michele. Questo é il pensiero di un vincente, se continua con questo approccio non potrá non andare lontano
Grazie a te Lamberto. Ne siamo convinti. Un approccio vincente e un uomo di gran valore. L’intervista è stata letta moltissimo oggi e siamo orgogliosi di avergli dato la visibilità che si è meritato. Ciao
Complimenti per aver proposto questa intervista e complimenti a Giancarlo per la prestazione.
Non dimentichiamo però che altri concorrenti erano e sono tutt’ora in gara, credo vadano anche loro un po’ valorizzati… Pedote non è l’unico ad aver avuto difficoltà, rotture ecc. Aveva però l’imbarcazione con il maggior potenziale e forse il secondo rango rode molto anche per questo fattore. Ha affrontato la preparazione e la regata con lo spirito del combattente programmato per la vittoria e quando per finire questa non si presenta è dura digerire la cruda realtà. Coraggio Giancarlo, hai dimostrato di saperci fare, persevera.
Tutt’altro spirito quello di Bruno Garcia… http://www.dailymotion.com/hub/xyqt#video=x17y7ie
Dai Farevela apri la porta anche agli altri concorrenti, senza nulla togliere a Giancarlo 😉
Ciao Damiano, ma veramente in ogni news sulla Transat abbiamo pubblicato la situazione di tutti gli italiani, con lodi ripetute ai bravissimi Zambelli e Bona, di cui abbiamo spesso anche pubbicato le foto. Bona ha una foto a mezza pagina su FV in edicola a dicembre, con i suo sponsor in enorme evidenza. Su FV di febbraio ci sarà uno speciale di 8 pagine sulla Minitransat, con spazio per tutti. Più di così ci resta difficile immaginare.
Stiamo valorizzando chiunque, secondo i vari meriti che in uan regata vogliono dir qualcosa, A nostro modo di vedere, la Transat sta profondamente cambiando ed è sempre più una regata tiratissima dove vincere conta davvero. A noi l’atteggiamento e lo spirito di Pedote sono piaciuti molto, proprio perché dimostrano la determinazione e la capacità di lottare in ogni situazione. E poi, la questione della prima tappa annullata resta assai complessa da giustificare, pur considerando tutte le difficoltà di quella decisione.
Un saluto
A cercar bene effettivamente gli articolo si trovano… forse inserire il tag che raggruppa tutti gli articoli della mini in tutti gli articoli, scusa il giro di parole, migliora la fruizione. Questo articolo https://www.farevela.net/2013/11/27/transat-650-partiti-finalmente/ onnipresente in prima pagina non lo comprende. Ma sono sottigliezze, Mi scuso 😉
La questione dell’annullo della prima porzione di regata la capisco perfettamente visto il target dell’evento. Che tra i regatanti ci siano sempre più agguerriti è vero ma la regata resta ancora un evento da “prima esperienza”. Insomma tanti anatroccoli, alcuni più smaliziati di altri, che tentano il grande passo.
Per “togliersi la pelle di dosso” ci sono poi altre occasioni.
Buon lavoro!
Grazie Damiano, sui Tag hai ragione, aiutano.
….fanculo la sfiga…grande giancarlo pedote…Ti vogliamo alla Vendee globe….
RT @farevelanet: La Transat di Giancarlo Pedote, me l’ero guadagnata… Intervista esclusiva con tutti i dettagli http://t.co/vMI3cIMTfJ
RT @farevelanet: La Transat di Giancarlo Pedote, me l’ero guadagnata… Intervista esclusiva con tutti i dettagli http://t.co/vMI3cIMTfJ
La partenza della Minitransat dal tremendo Golfo di Biscaglia, a nord della Francia e’ stata sicuramente una prova durissima,
Una regata “impossibile” perchè durissima: barca molto tecnologica ma di solo sei metri, con una enorme attrezzatura velica, compie la traversata atlantica in tempi impensabilmente brevi.
Un grandissimo marinario e un vero professionista, che si merita quanto meno un Imoca 60! E alla prossima, partirà con un bel credito da riscuotere nei confronti della dea bendata … Buon vento!!!
Bravo, bravissimo!
Consideriamola almeno come una medaglia d’argento olimpica, che è una cosa che vale enormemente e resta per sempre.
E’ bello vedere che una preparazione seria e una mentalità vincente portano dei risultati. La prossima volta andrà ancora meglio!