Boston, USA- Grandissimo seguito internazionale della vicenda del naufragio del Cheeki Rafiki e della ricerca dei quattro velisti inglesi scomparsi nel Nord Atlantico. Le ricerche, riprese nella giornata di martedì dalla US Coast Guard in un’area di circa 100 miglia quadrate a mille miglia a est di Cape Cod dopo che erano state sospese domenica sera, stanno diventando imponenti. Oltre ad aerei americani e canadesi si è aggiunto anche un Hercules della Royal Air Force decollato dall’Inghilterra e atteso sull’area per le 14UTC di oggi. Vi sono poi cinque navi commerciali e almeno una trentina di yacht privati, alcuni addirittura salpati da Antigua e diretti nell’area delle ricerche.

Le speranze di trovare ancora in vita Andrew Bridge, James Male, Steve Warren e Paul Goslin, sono evidentemente legate alla possibilità che siano riusciti a salire sulla zattera di emergenza, dopo che il First 40.7 si è rovesciato nella mattinata di venerdì scorso. La sopravvivenza in acque sui 15°, infatti, non supera le 20 ore secondo le tabelle della USCG, a meno che non si sia appunto su una zattera correttamente lanciata a mare: lancio della stessa, taglio della cima che la collega alla barca, salita a bordo dopo essersi tuffati o scesi in acqua, messa in opera dell’ancora galleggiante e procedure legate al mantenimento del calore corporeo.

L’avvistamento del probabile relitto del 40.7, rovesciato e senza bulbo, avvenuto sabato scorso dalla nave della Maersk farebbe pensare a un rovesciamento abbastanza repentino, il che fa domandare se i velisti abbiano o no avuto il tempo di attivare le procedure di emergenza. Le condizioni del vento e lo stato del mare, fino a 50 nodi con onde di cinque metri, potrebbero far ipotizzare anche che i velisti indossassero le cinture e giubbetti regolamentari. Avrebbero avuto il tempo di farlo? Certo, la verifica del relitto avvistato dalla nave, ovvero la constatazione se i corpi dei velisti o la zattera fossero a bordo, sarebbe il primo passo per delle ricerche proficue. ma prima, però, quel relitto dovrebbe essere “ritrovato”.

Questa mattina uno degli yacht partecipanti alle ricerche ha segnalato l’avvistamento di alcuni rifiuti di legno e plastica nella zona delle ricerche, ma che non sono attribuibili al momento al Cheeki Rafiki. L’ammiraglio James Loy, ex comandante della US Coast Guard, ha affermato oggi che “i quattro velisti inglesi sono probabilmente purtroppo morti”.
L’onda emotiva e la partecipazione per questo caso, che è tra le prime notizie in Inghilterra da quattro giorni, è enorme e non si contano i messaggi su twitter di uomini pubblici, velisti di fama, uomini politici, semplici cittadini e ovviamente familiari dei dispersi.
Segnaliamo la completa ricostruzione del Daily Mail oggi online.